Dopo la partenza, alla fine di agosto, della «Diamond», la love boat che, nelle intenzioni del proprietario Michael Adam Lisowsky, doveva essere la prima nave della moda, finita invece sotto sequestro nel gennaio 2009, sono ancora cinque le imbarcazioni sottoposte a procedimenti giudiziari interminabili o che giacciono in stato di totale abbandono, da lungo tempo, nel porto di Genova. Stiamo parlando di «Italroro 3» e «Theodoros», ormeggiate alla diga foranea, «Taurus», «Pacific», a calata Boccardo e «Sentinel», a calata Gadda.
La «Italroro 3», appartenente alla compagnia Puglia navigazione, dopo il fallimento della società è stata affidata alla responsabilità di un commissario giudiziale e l'intenzione è quella di riuscire al più presto a venderla. Anche per la «Theodoros», piccola nave cisterna battente bandiera panamense, ormai ridotta a un relitto, la situazione si sta sbloccando. La Capitaneria di porto ha chiesto che venga cancellata dai registri dell'amministrazione dello stato di Panama, in modo da poterla porre in vendita. Per la «Taurus», appartenente alla compagnia Tirrenia, la lunga sosta sul nostro molo è dovuta invece ai numerosi problemi tecnici che l'affliggono.
Diversa è la situazione della «Pacific», un passato da love boat, appartenente a una società di gestione spagnola e posta sotto sequestro conservativo.
«Per la Pacific si aprono spiragli perché è in corso in questi giorni la perizia dell'ingegnere Dagnino che dovrà stimare il valore della nave - spiega l'avvocato Francesco Rizzuto - nel frattempo mi sto impegnando nella ricerca di acquirenti». Ma il caso più controverso dal punto di vista giudiziario è quello della «Sentinel», battente bandiera delle Isole Comore. Infatti al momento dei controlli nel porto di Genova, a bordo della nave, si trovavano alcuni clandestini. Immediatamente scattò la confisca dell'imbarcazione. Ma gli stessi membri dell'equipaggio, al momento del fermo giudiziario, fecero richiesta di sequestro della nave.
L'agenzia delle dogane si trova con le mani legate. Come spiegano alla Capitaneria di porto infatti, è necessario attendere l'indirizzo del tribunale, chiamato a decidere se è prioritaria la confisca, oppure il sequestro e la successiva vendita, per recuperare il pagamento dei debiti. «Lo Stato sta continuando a rimetterci denaro con il trascorrere dei giorni - denuncia l'avvocato Francesco Rizzuto - invece dovrebbe essere nell'interesse dell'erario intervenire tempestivamente, in casi come questo, nei quali si potrebbe effettivamente risparmiare».
Il legale annuncia di voler presentare un esposto presso la Corte dei conti in modo che essa verifichi a quanto ammontano i danni allerario. Ma i costi derivano anche da altri fattori.
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