Cronaca locale

Il caso Drogò il capo e finse uno stupro, segretaria a processo

INDAGINI Posta sotto sequestro la casa della vittima. L’assassino ha lasciato la porta aperta

Aveva tentato di incastrare il capo, con qualche goccia di anestetico nel caffé e simulando uno stupro, per far sparire 20mila euro dai conti della società. Ieri, la donnna è stata rinviata a giudizio per calunnia.
L’episodio risale al 2 febbraio del 2009. La segretria venne ritrovata dalla polizia nel suo ufficio, distesa sul pavimento con la camicia e il reggiseno tagliati e, poco distante, un paio di forbici insanguinate. Gli agenti controllarono l’edificio e trovarono il manager che vagava in stato confusionale. Entrambi vennero portati in ospedale e la segretaria a quel punto denunciò il suo supreriore.
Intanto, le analisi sul sangue ritrovato sulla scena della finta violenza accertarono che era di origine mestruale. E dagli accertamenti tossicologici sul manager si venne a sapere che quel giorno aveva ingerito uno psicofarmaco. L’uomo inoltre soffre di attacchi ischemici che gli causano brevi vuoti di memoria. Per questo, davanti al pm non era stato in grado di ricorstruire quello che era accaduto il giorno del presunto stupro. E per questo, inizialmente le indagini seguitrono proprio la pista della violenza sessuale.
Col tempo, però, il pubblico ministero Marco Ghezzi scoprì un’altra verità. Secondo l’accusa, infatti, la segretaria avrebbe approfittato proprio delle condizioni di salute del capo per raggirarlo. Quel giorno gli avrebbe portato un caffè con dentro un pò di gocce di psicofarmaco per sottrargli del denaro.

E dai conti della società, infatti, erano spariti 20 mila euro.

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