Personalmente, non ho alcun elemento per valutare chi abbia tecnicamente ragione nella contesa fra Banca Carige e Citigroup, nella quale listituto di credito genovese sostiene di essere stato bidonato con titoli venduti grazie a un documento informativo «falso e fuorviante» e il colosso bancario a stelle e strisce risponde che si tratta di accuse «al limite della diffamazione». Non sono un esperto di titoli spazzatura, nè di questioni bancarie, nè di sfumature legali dei contratti basati su informazioni non corrette. Quindi, credo che della vicenda debbano occuparsi banchieri, economisti ed, eventualmente, magistrati.
Eppure, credo che da questa storia - apparentemente e forse anche non solo apparentemente periferica rispetto alle storie genovesi - passi una parte del futuro di Genova. Soprattutto, del suo orgoglio. Della continuità con una storia alta e nobile che tanti anni di malgoverno e di sgoverno, di continuità nella mediocrità politica e di classi dirigenti, rischiano di cancellare.
E, invece, come sempre accade, la Carige. E, invece, come spesso accade, Giovanni Alberto Berneschi. Una specie di figura storica, a metà fra re Giovanni (ma non senzaterra) e Carlo Alberto e, da qui, forse viene il vezzo di tenersi il doppio nome, persino sulle pagine ufficiali del sito della Banca. Storica sì, ma anche un po mitologica: metà banchiere pronto a combattere sul mercato internazionale e metà personaggio da mercato rionale.
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