Il caso Indagini al silenziatore

Il caso Indagini al silenziatore

Compagni che sbagliano, casi isolati, mariuoli fuori controllo. Nel Partito democratico liquidano così i loro leader coinvolti nelle inchieste, il cui numero non è irrilevante. Che fine hanno fatto le indagini aperte a loro carico negli ultimi anni? Alcune sono ancora in corso, altre sono già concluse e si avviano con lentezza verso il processo, su altri fascicoli ancora i patteggiamenti hanno fatto scendere definitivamente il sipario.
Tra i casi aperti c’è senz’altro il più recente, quello che riguarda il senatore Luigi Lusi, indagato dalla procura di Roma per appropriazione indebita: avrebbe sottratto 13 milioni di euro al partito di cui era tesoriere, la Margherita. E il sospetto più pesante è che non abbia fatto tutto da solo. In corso anche le indagini che hanno portato, pochi giorni fa, all’arresto per presunte tangenti del veneziano Lino Brentan, amministratore delegato dell’autostrada Padova-Venezia, con un passato nel Pci, ex assessore provinciale del Pds-Ds e membro dell’Assemblea provinciale del Pd.
Non è chiusa nemmeno l’inchiesta su Filippo Penati. L’ex presidente della provincia di Milano e capo della segreteria di Pier Luigi Bersani è accusato di aver preso tangenti da imprenditori di Sesto San Giovanni e di aver architettato l’acquisto di azioni dell’autostrada Serravalle a prezzi troppo alti, sempre per finanziare il Pd. Un altro consulente di Bersani ministro, Franco Pronzato, responsabile per il trasporto aereo del Pd, ha ammesso dopo l’arresto di aver preso mazzette dall’imprenditore Viscardo Paganelli per favorire l’assegnazione di un appalto Enac. Il tramite sarebbe stato Vincenzo Morichini, collaboratore della fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema. Pronzato ha chiesto il patteggiamento.
Lontana dalla conclusione anche l’indagine sulla sanità in Puglia che coinvolge tra gli altri l’ex assessore regionale Alberto Tedesco, ora senatore (non più Pd ma gruppo misto, come Lusi), e Sandro Frisullo, ex numero due di Nichi Vendola. Il primo è accusato di aver pilotato nomine e forniture: il Senato ne ha respinto la richiesta di arresto. Il secondo è in attesa di processo con l’accusa di aver favorito l’imprenditore Giampaolo Tarantini in una serie di appalti.
Un corposo dossier riguarda alcuni ex governatori di regione. L’ex presidente della Calabria, Agazio Loiero, che nel frattempo ha lasciato il Pd, è finito sotto processo per abuso d’ufficio nell’inchiesta Why not: assolto in primo grado, è stato condannato in appello a un anno di reclusione con interdizione temporanea dai pubblici uffici (pena sospesa e non menzione). Andrà a processo Antonio Bassolino, ex numero uno della regione Campania, con l’accusa di peculato: avrebbe aumentato di dieci volte le indennità dei dirigenti del Commissariato per il dissesto idrogeologico.
Bassolino è già sotto processo per traffico illecito di rifiuti e i pm hanno da poco chiuso un’altra indagine, che riguarda lo sversamento in mare di liquido inquinante, e si preparerebbero a chiederne il rinvio a giudizio. Guai anche per un terzo ex governatore democratico, Piero Marrazzo (Lazio), rinviato a giudizio dal gup di Roma (abuso d’ufficio) per stipendi gonfiati ad alcuni dirigenti del policlinico di Tor Vergata.
Complessa la situazione giudiziaria dell’ex sindaco di Bologna Flavio Delbono, indagato per i favori fatti con denaro pubblico all’ex segretaria-fidanzata.

In un primo filone di indagini ha patteggiato la pena di un anno, sette mesi e 10 giorni di carcere (truffa aggravata, peculato, intralcio alla giustizia, induzione a rendere false dichiarazioni). Anche per un secondo filone, relativo a un aumento di stipendio fatto avere alla signora, Delbono ha chiesto di patteggiare: l’udienza davanti al gup felsineo è fissata per il 14 febbraio, San Valentino.

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