Il caso L’ex manager accecato e ridotto in povertà

La storia di Arturo Cozzolino è quella di un uomo che è finito nel tritacarne della burocrazia e della giustizia italiane. Un mix che ha distrutto la vita di un professionista, un tempo affermato manager, che oggi, a 65 anni, si è ridotto a campare con una pensione di invalidità dell’Inps da 335 euro al mese, con una moglie e una figlia di sette anni a carico. Ma andiamo con ordine. Arturo Cozzolino è nato in provincia di Foggia, ma da molti anni risiede in Liguria. Parla cinque lingue, russo compreso, e fino a 57 anni la sua vita è stata scandita dai successi professionali crescenti e qualche contraccolpo personale. Insomma un’esistenza normale. È manager di società importanti per cui cura, in tutto il mondo, l’arredamento di alberghi di lusso, maxi centri commerciali, navi da crociera. Ha alle spalle un matrimonio andato male e una nuova relazione con una donna russa, più giovane di lui, che nel 2002 gli dà una figlia. Per Arturo è un nuovo inizio. Così, con qualche acciacco pregresso legato al diabete, decide di fare un check-up completo. Comincia dagli occhi. Il suo oculista gli aveva riscontrato un disturbo corretto con le lenti e Cozzolino si fa visitare dalla clinica universitaria del San Martino di Genova. I medici individuano nell’occhio sinistro una patologia grave e consigliano di intervenire con una terapia laser. Dopo le cure, però, Cozzolino perde la vista dall’occhio. La sua vita entra in un tunnel buio. La sua professione s’interrompe bruscamente. Con la vista azzerata da un occhio e diminuita a tre decimi dall’altro non può più lavorare. Lo attesta l’Inps che nel 2006, dopo un lungo iter burocratico, conferma l’invalidità al 100% e gli concede una pensione di poco più di 300 euro al mese. Il tenore di vita della famiglia Cozzolino ha un tracollo. Deve subire uno sfratto esecutivo e trasferirsi in un modesto appartamento popolare in quel di Sori. L’ex decide di fare causa alla clinica universitaria oculistica che ha sede nell’ospedale San Martino. Comincia il duello tra Arturo Cozzolino, che sostiene di essere stato danneggiato dalla terapia laser effettuata dai medici del San Martino, e la struttura ospedaliera che conferma la bontà del trattamento. Una sfida a colpi di perizie e contro-perizie che, tra parcelle di legali e consulenze, dissangua le già esangui finanze dell’ex manager. Tuttavia Cozzolino è deciso ad andare fino in fondo chiedendo un risarcimento, secondo i parametri di legge e nel caso i giudici gli riconoscano la ragione, di 500mila euro. L’anno scorso la causa sembrava essere arrivata alla fase finale. E invece ricomincia daccapo perché il magistrato che ha seguito il caso è stato promosso e il nuovo giudice deve riprendere da principio la vicenda. Arturo Cozzolino è disperato e ammette «Non so se potrò sostenere ancora anni di causa» e si chiede quanto dovrà ancora aspettare per avere giustizia. La stessa cosa che si chiedono i migliaia di italiani protagonisti di cause civili che si trascinano per anni, a volte, troppo spesso, per decenni. Intanto l’ex manager, la moglie e la figlia, vivono con 300 euro al mese.

«Non mi hanno neppure rilasciato la tessera di solidarietà del Governo, la cosiddetta social-card, perché sono ancora iscritto alla camera di commercio. Spero così di ottenere qualche consulenza. Per me, in questo momento, sarebbe davvero preziosa» spiega Cozzolino. Ora la parola passa al giudice che, però, ha già rinviato la prossima udienza a febbraio 2010.

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