Caso Lassini, Formigoni si schiera a fianco della Moratti

Il governatore della Lombardia attacca l’autore dei manifesti anti magistrati: "Non si siederà mai sui banchi Pdl". Il sindaco, pronto a incontrare il candidato, ribadisce: "Con lui nessuna compatibilità politica"

Letizia Moratti incontrerà Roberto Lassini, ma ribadisce la sua «incompatibilità politica» con il «patrocinatore», come si definisce lui che è anche candidato del Pdl al consiglio comunale di Milano, dei manifesti anti-pm. E in soccorso alla Moratti arriva anche il governatore Roberto Formigoni che di Lassini denuncia «l’assoluta inaffidabilità».
A rinfocolare il caso, l’incontro tra la Moratti e Mariuccia, la moglie di Lassini, l’altra sera alla cena per le mille donne organizzata da Daniela Santanchè per il sindaco-candidato in un grande albergo milanese. Una stretta di mano, un abbraccio e poi anche un bacio in mezzo alla sala strapiena con il desiderio espresso di conoscere personalmente il marito. Un gesto da pace, un desiderio di archiviare quel «Via le Br dalle procure» che aveva avvelenato la campagna elettorale, coinvolgendo nelle polemiche perfino il capo dello Stato Giorgio Napolitano. «Solo una tempesta mediatica», ha più volte ripetuto Lassini che ha incassato la solidarietà di una parte del partito. E centinaia di messaggi raccolti dalla sua «Associazione dalla parte della democrazia». Fatti che non hanno però convinto la Moratti a ritirare quel minaccioso ultimatum («O lui o io») fatto arrivare direttamente ai vertici del partito.
Ieri una nuova puntata. «Non voglio continuare a rincorrere un caso che è assolutamente chiuso - ha tagliato corto - Ho già dichiarato più volte la mia incompatibilità con Lassini». L’incontro con la moglie alla cena in rosa e il desiderio di conoscerlo? «Diverso è il fatto che io abbia salutato la moglie - spiega la Moratti - perché tengo separati responsabilità e ruoli politici dai ruoli umani». Evidente l’irritazione dopo che lo stesso Lassini ha nuovamente ribadito il suo desiderio di entrare a Palazzo Marino. «Se sarò eletto - va ripetendo - penso che innanzitutto vada rispettata la volontà degli elettori: la mia sarebbe di restare al mio posto». Idea che non piace proprio al governatore Formigoni. «Se adesso si rimangia tutti gli impegni che si è assunto pubblicamente - lo attacca ricordando il suo impegno a dimettersi dopo l’ultimatum della Moratti -, dimostra tutta la sua assoluta inaffidabilità: una cosa è certa e chiara, Lassini mai si siederà sui banchi del Pdl». Veto difficile da mettere in pratica perché così come non è stato possibile depennare Lassini dalle liste del Pdl già approvate dal tribunale, altrettanto impossibile sarà vietare a Lassini, una volta eletto, di non far parte del gruppo Pdl.
A corto di argomenti, l’avvocato ultrarosso Giuliano Pisapia cerca di cavalcare l’affaire.

«Mi sembra - si limita a dire senza troppo sforzo di fantasia - che la vicenda Lassini non sia assolutamente chiusa». Chiusa o non chiusa, la Moratti è in vantaggio. «Secondo gli ultimi sondaggi - assicura il ministro Ignazio La Russa - a Milano vinciamo al primo turno».

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