Il caso La A minaccia «Via dalla Figc»

Gravissimo strappo nel calcio italiano. È stato provocato dalle elezioni federali di venerdì: eletti tre vice, con esclusione della Lega di Milano. «Quanto successo è gravissimo: sono rappresentati i dilettanti, la serie C e il sindacato, non il calcio campione del mondo. I rapporti sono sbilanciati, la stessa federcalcio è più debole» le parole durissime con cui Adriano Galliani ha lanciato l’allarme.
Più avanti la minaccia ribadita da Lotito, tra i più critici: «I club potrebbero decidere di uscire dalla Figc secondo il modello della Premier league che ha un contratto di servizio con la federazione inglese». Galliani ha anche riferito che è stato Abete, interpellato al telefono, a sostenere che «Matarrese non si è opposto nè ha messo a verbale dichiarazioni contrarie in materia». Don Tonino, nelle mani del quale è finito il cerino, ha provato a spegnere il fuoco. «Non è il momento delle polemiche» ha dettato. Ma non è stato lui a tradire la Lega di Milano.


Spiegazioni in pillole dell’accaduto: 1) le società di A e B hanno la responsabilità di essere arrivate in ritardo all’elezione federale, non hanno ancora trovato un presidente causa dissidi interni e dinanzi agli appelli di Matarrese hanno risposto di non essere interessati a un posto in Cf; 2) Lotito aspirava alla carica avendo sulle spalle una sentenza del tribunale di Milano sulle vicende azionarie della Lazio; 3) Abete ha colto al volo l’occasione per liberarsi di uno (Lotito) e dell’altro (Matarrese) egualmente sgraditi scaricando su don Tonino la responsabilità del voto; 4) L’elezione di Matarrese si complica, sullo sfondo rimane Beretta, sponsorizzato Juve-Fiat.

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