Il governo americano, come previsto, ha detto ieri che salverà Freddie e Fannie, nazionalizzandole. Non si tratta del fallimento del mercato. Un po’ come per la nostra Alitalia, si parva licet, è al contrario un tipico fallimento dello Stato. F&F non sono due banche e non sono neanche due società per azioni tradizionali. Sono quotate in Borsa e hanno azionisti privati.Maa loro sono stati affidati (si parla dell’epoca roosveltiana) compiti pubblici e uno statuto privilegiato. Il loro mestiere, in buona sostanza, è di ricomprare dalle banche i mutui che concedono ai cittadini americani. Se la banca x eroga unmutuo al signor Smith per 100mila dollari, può rivenderlo a F&F. In questo modo la nostra banca ottiene risorse per poter concedere nuovi mutui ad altri potenziali clienti e di nuovo rivenderli a F&F (ovviamente trattiene per sé qualche briciola). Lo scopo pubblico è quello di alimentare il mercato immobiliare americano con sempre maggiore liquidità. F&F, e qua sta il trucco, si approvvigionano di risorse finanziarie dallo Stato, hanno agevolazioni fiscali e non sono sottoposte a molti controlli regolamentari. E i mutui che comprano li cartolarizzano e, cioè, li rimettono sul mercato in forma di obbligazioni. Tutto questo gioco si regge sul fatto che F&F hanno una garanzia pubblica e dunque, come ha sottolineato ieri il segretario Paulson, vivono dell’ambiguità di essere aziende formalmente private e quotate,macon lo Stato americano responsabile per i loro debiti. Mica male. In questo modo le nostre due eroine hanno comprato il 50% dei mutui americani per la favolosa somma di 5.000 miliardi di dollari. Nonostante esse abbiano un patrimonio ridicolo: 80 miliardi. Hanno fatto ciò che era impossibile per qualsiasi banca americana. F&F, inoltre, per statuto, non possono comprare mutui subprime. E, dunque, nei 5.000 miliardi di dollari in mutui che detengono, i tassi di insolvenza sono piuttosto bassi.Ma comunquesuperiori a quelli di qualche anno fa e con un così risicato capitale a garanzia, il rischio di collasso era gigante. È un caso da manuale di privatizzazione degli utili (a favore degli azionisti) e di socializzazione delle perdite (a carico dei contribuenti). Alan Greenspan aveva avvertito il Senato americano di questa situazione nel 2001. Le lezioni che si possono trarre sono diverse. La principale è che lo Stato americano nel mercato immobiliare non ha mai adottato una politica liberale. È questo un fallimento tipico dello Stato e della sua regolazione, e non già del mercato.
Questi avrebbe sanzionato ben prima la situazione delle due sorelle terribili: difficile investire in una società finanziaria che ha debiti 62 volte superiore al proprio patrimonio. Ciò è successo perché si sapeva che il patrimonio a garanzia era quello dell’intera collettività americana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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