Il caso Undici suicidi tra partecipanti ai reality

Reality killer: si vince, si perde o si muore. Almeno 11 partecipanti ai concorsi televisivi a eliminazione si sono tolti la vita in tragedie che sembrano essere collegate alle esperienze vissute in televisione. Susan Boyle, il fenomeno di «Britain Got Talent», può considerarsi fortunata per esser stata ricoverata in ospedale dopo la finale con la diagnosi di un banale collasso per stanchezza. Secondo The Wrap.com, un sito web che segue la televisione, per altri concorrenti a reality televisivi l’esito della gara non è stato così benigno. C’è chi muore di morte naturale: tre giorni fa un uomo di 53 anni, Moncho Vidnicharov, che partecipava a Survivor Bulgaria, un reality della tv bulgara, è stato colpito da un infarto fatale nelle Filippine durante una prova estrema. Ma c’è anche chi non regge allo stress e si toglie la vita: secondo The Wrap gli 11 suicidi e altri due che hanno tentato di togliersi la vita lo hanno fatto per ragioni che sembrano essere collegate alla partecipazione a show. Le vittime appartengono a ogni classe e estrazione sociale. Il fenomeno non è solo americano e le vittime in molti casi avevano pre-esistenti problemi psicologici. Cheryl Kosevicz, 35 anni, sostituto procuratore di Reno in Nevada, si è uccisa nel 2007 dopo esser stata eliminata dallo show «Pirate Masters» della Cbs.

James Terrill, ragazzo-padre di Georgetown in Kentucky, aveva deciso di farla finita nel 2008 dopo essere apparso in «Supernanny» e Najai Turpin, 23 anni, si è sparato settimane prima del debutto in una serie «The Contender» della Nbc che seguiva un gruppo di pugili in gara per un premio da un milione di dollari.

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