Il caso Unipol arriva a Bruxelles D’Alema rischia sulle intercettazioni

I pm chiedono all’europarlamento di poter utilizzare «senza limitazioni» i colloqui con Consorte: in caso di via libera l’ex ministro può essere indagato

da Milano

«Senza limitazioni». Sono queste le due parole chiave della richiesta trasmessa dalla Procura di Milano al Parlamento europeo di poter utilizzare nell’inchiesta Unipol le intercettazioni di due telefonate tra l’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema e l’ex amministratore delegato dell’assicurazione «rossa», Giovanni Consorte. L’arrivo della richiesta è stato reso noto ieri negli ambienti di Bruxelles, dove la pratica verrà seguita dalla commissione giuridica presieduta dall’italiano Giuseppe Gargani.
Quelle due parole, «senza limitazioni», indicano con chiarezza - secondo quanto risulta al Giornale - che la Procura milanese intende tenersi le mani libere. Se Bruxelles darà il via libera, insomma, quelle due telefonate saranno sicuramente utilizzate a carico di Consorte, ma potranno esserlo anche - si spiega in ambienti investigativi - «a carico di altri indagati attuali e futuri». Tradotto: a quel punto anche la posizione di D’Alema potrebbe farsi più scomoda, e il dirigente del Pd potrebbe finire nel registro degli indagati.
Le due telefonate al centro della richiesta sono quelle, ormai famose, intercettate dalla Guardia di finanza il 7 e il 14 luglio 2005, nel pieno della scalata che doveva portare Unipol a conquistare la Banca nazionale del lavoro. L’indagine dei pm Luigi Orsi, Giulia Perrotti e Eugenio Fusco ha portato proprio ieri alla richiesta di rinvio a giudizio per aggiotaggio di 45 persone: tra questi - oltre a Consorte (accusato anche di ostacolo alla vigilanza e insider trading) - ci sono anche il suo vice Sacchetti e l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio.
Entrambe le telefonate tra Consorte e D’Alema sembravano indicare che della scalata l’allora dirigente Ds fosse al corrente: «Facci sognare, vai!», dice il 7 luglio D’Alema, incitando Consorte a procedere nel tentativo. Nella chiamata della settimana successiva D’Alema mette Consorte in guardia dalle intercettazioni: «Dobbiamo vederci personalmente, stai attento alle comunicazioni».
Finora la Procura milanese non aveva potuto utilizzare i due dialoghi in quanto tutelati dall’immunità parlamentare di D’Alema. Quando la richiesta di autorizzazione era stata inviata a Montecitorio, la Camera aveva risposto invitando i pm a rivolgersi a Bruxelles, trattandosi di un eurodeputato. Ed ecco che la Procura riparte all’attacco.

Con quante speranze di successo? Gargani non si sbilancia, «quando ci arriverà, la valuteremo». Ma vale la pena ricordare che a Roma l’utilizzo delle telefonate tra Consorte e un altro dirigente Ds, Nicola La Torre, è stato rifiutato dalla Camera dei deputati con un voto unanime di maggioranza e opposizione.

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