La cassa integrazione in calo del 33% ad agosto

nostro inviato a Cernobbio

Il Workshop Ambrosetti è iniziato ieri a Cernobbio un po’ sotto tono. La ricerca di un grande tema, intorno al quale sviluppare il dibattito tra i tanti illustri economisti, banchieri e imprenditori invitati, per ora latita. Unica possibilità di discussione è il confronto sulla ripresa economica: c’è o non c’è? Anche perché tra i relatori spicca Nouriel Roubini, già entrato nella storia per essere stato l’unico a prevedere la crisi finanziaria del 2007-2008, con successiva recessione. Gli hanno creduto in pochi allora. Lo ascoltano tutti, oggi, come un oracolo. Ma qualcuno comincia a contestarlo.
Così è avvenuto anche ieri, nel dibattito a porte chiuse sul «quadro economico», nel quale Roubini ha preso la parola di fronte a una platea particolarmente attenta, come racconta un imprenditore. Infatti Roubini minaccia la cosiddetta double dip, una nuova caduta in recessione. E lo ha ribadito anche ieri. In sintesi il suo ragionamento si basa sui dati economici attuali, che ci mostrano una debolezza nelle dinamiche di crescita di Usa, Giappone ed Europa periferica. «La seconda metà dell’anno sarà più debole perché non ci saranno più gli strascichi dei pacchetti di stimolo fiscale che avevano sostenuto la prima metà dell’anno», dice Roubini. Che aggiunge: «In primis verrà avvertita come una recessione anche se tecnicamente non lo è, perché tutto verrà visto con occhi pessimistici. Spagna, Irlanda e Grecia non crescono, mentre in Italia e Portogallo la crescita è molto bassa. Nella seconda metà dell’anno ci sarà una crescita più lenta anche in Germania e per l’eurozona ci sono prospettive di crescita debole». Una situazione di questo tipo indebolirà le economie mature e le renderà vulnerabili a nuovi choc. Che Roubini considera quasi certi: in Usa una nuova caduta ci sarà al 60%. In sala è calato il gelo.
Gli astanti si aspettavano qualcosa di diverso. Anche perché Ambrosetti, in occasione del dibattito, ha presentato un sondaggio effettuato su un campione rappresentativo di imprese italiane, secondo il quale più di un terzo degli imprenditori si aspetta per fine anno una crescita del fatturato superiore al 10%, mentre un altro terzo se l’aspetta tra 2 e il 10%. Per questo in sala si è diffusa una sorta di insofferenza, come se le parole di Roubini potessero contribuire a infondere nuove paure piuttosto che il bisogno di fiducia che si va cercando. A questi umori ha cercato di dare voce Luigi Spaventa, che ha posto a Roubini il problema, chiedendosi se l’analisi dell’economista non fosse troppo affrettata. E comunque priva di ricette positive, se non quelle che prevedono ulteriori ribassi dei tassi nella Eurozona e nuove immissioni di liquidità nel sistema. Soluzioni che non hanno convinto.
A fare da paciere ci ha provato Corrado Passera, arrivato a Cernobbio nel pomeriggio anche per partecipare a un dibattito televisivo con Roubini. «La ripresa c’é - ha detto il ceo di Intesa - ma forse in alcune parti del mondo come in Europa non è sufficiente e non sufficientemente diffusa. Però c’é e questo è importante».

E per l’Italia Passera suggerisce di imparare dal modello tedesco, la cui migliore produttività è il frutto di politiche economiche che partono da lontano. «Senza rinunciare all’austerità dei conti pubblici è fondamentale modificare un mix della spesa pubblica in grado di stimolare la crescita».

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