Eppure non è successo un secolo fa, sono passati meno di due anni, questione di mesi insomma. Ma la memoria corta, difetto atavico del calcio italiano, non è arrivata in soccorso neanche questa volta e così è bastata una semplice piroetta, e op là, ecco l'inversione di tendenza e di giudizi sul conto di Antonio Cassano e del suo rapporto con l'Italia di Prandelli e da santo protettore è diventato inutile come una ciabatta sfondata. Ve li ricordate tutti quelli che si stracciavano le vesti nell'estate del 2010 a margine dell'epilogo malinconico del mondiale azzurro? Ve le ricordate le censure più aspre all'operato di Marcello Lippi, ct accusato all'epoca addirittura di aver lasciato a casa Fantantonio per squallida ritorsione a causa di una banale lite, localizzata in una improbabile discoteca, tra il barese e il figlio Davide? E ancora: vi ricordate il giudizio perentorio e quasi diffamatorio con cui venne liquidata la carriera del viareggino in Nazionale coincisa con il quarto titolo mondiale conquistato a Berlino? Per carità di patria evitiamo citazioni: lelenco sarebbe lungo e inelegante.
A Lubiana Cassano è stato inseguito da tante, troppe, responsabilità. Per carità, niente di nuovo sotto il cielo: è anzi il classico costume della critica italiana. In mancanza di qualche certezza, in mancanza di un gruppo di fuori-classe, è vecchia abitudine individuare una sorta di deus ex machina e condannarlo alla missione di salvatore della patria calcistica. Non ci sono Balotelli, Pirlo, De Rossi, Ranocchia? E allora caro Cassano pensaci tu. Sulla sua perfomance, i giudizi sono stati i più diversi: chi (il Giornale) ha premiato il suo attivismo, la generosa disponibilità a servire Pazzini, finchè ha avuto birra nelle gambe, chi invece (la maggioranza dei pagellisti) ne ha (legittimamente) stroncato la prova segnalando l'insufficienza complessiva. Ordinato e ordinario è stato definito Antonio, quasi fossero due peccati mortali per uno che ha l'incarico esclusivo di stupire. Persino i suoi comportamenti nel club Italia, da compito scolaretto, sono diventati sinonimo di scarsa vitalità e smalto ridotto insinuando il sospetto che i rigidi schemi di Milanello abbiano in qualche modo prosciugato il pozzo della sregolatezza, intaccando anche la fantasia del giocatore. Totò, sullargomento, aveva un modo pittoresco per chiosare: ma mi faccia il piacere...
É vero che nel Milan Fantantonio non ha ancora fatto sfoggio di alcuna cassanata ma è anche vero, date unocchiata agli allenamenti per favore, non ha di sicuro strozzato il suo noto buon umore, il suo entusiasmo, latteggiamento da eterno Giamburrasca. La questione è fisica e di conseguenza tecnica e psicologica. Il pibe di Bari è reduce da due mesi e passa di inattività (non andava nemmeno in edicola a comprare i giornali) che ne hanno minato la condizione fisica: ha ripreso a gennaio ma non ha avuto, non poteva avere, la continuità indispensabile per superare la curva critica del post-isolamento doriano. Perciò è alla ricerca della forma migliore che non gli ha impedito di trascinare, coi gol suoi e di Pazzini, la Samp in Champions. A proposito: e di Pazzini, 16 presenze in azzurro, 1 gol fatto, cosa diciamo? Eppure allInter è una macchina da gol. É lazzurro che lo deprime? Adesso è diventato Pepito Rossi il nuovo Cassano. Salvo poi, come è già successo, metterlo da parte alla prima prestazione incolore secondo la tecnica dellusa e getta. Nella confederation Cup, estate 2009, raccolse credito prima di smarrirlo e di venire "rosolato" dalla stessa critica che adesso gli ha affidato la casacca di musa azzurra. Diverso, molto diverso è il caso Balotelli. Nessuno ha mai discusso il talento ma il temperamento inaffidabile.
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