Chi guida deve imporre l'uso delle cinture di sicurezza alle persone che viaggiano con lui. E se i passeggeri non lo ascoltino può rifiutarsi di trasportarli o non continuare nella marcia se non vuole rispondere, con la condanna penale, nel caso si verifichi un incidente. Lo sottolinea la Cassazione con la sentenza 3585 della quarta sezione penale. La suprema corte ha infatti confermato la condanna per omicidio colposo nei confronti di Antonino A., un siciliano di 26 anni che guidava la sua macchina con a bordo un amico, seduto al suo fianco che viaggiava senza la cintura di sicurezza allacciata. Nonostante Antonino non avesse superato i limiti di velocità, lungo la Superstrada che percorreva il 25 agosto 2002, l'auto sbandò in curva e Daniele G., morì battendo la testa contro il parabrezza.
Senza successo Antonino ha contestato, in Cassazione, la condanna inflittagli in primo grado dal tribunale di Agrigento il 5 aprile 2004 e confermata in appello il 27 ottobre 2005. I supremi giudici hanno confermato la sua responsabilità per la morte dell'amico rilevando che «il conducente del veicolo è tenuto, in base alle regole della comune diligenza e prudenza, ad esigere che il passeggero indossi la cintura di sicurezza e, in caso di sua renitenza, anche a rifiutare il trasporto o a omettere l'intrapresa della marcia». E «ciò a prescindere dall'obbligo e dalla sanzione a carico di chi deve fare uso della cintura» perché «la colpa altrui non elimina la propria».
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