Le casse dei partiti non conoscono mai il tempo di crisi

Crisi istituzionale? Voto anticipato? Per quanto riguarda le casse dei partiti, ben vengano. Sarebbero un ottimo business. Grazie a una modifica normativa inserita nel decreto milleproroghe del 2005 le forze politiche, in caso di chiusura anzitempo della legislatura, continuerebbero infatti a percepire le rate annuali dei rimborsi elettorali del periodo 2008-2013. Rimborsi che, sebbene decurtati dalla manovra economica, resterebbero comunque di 4,5 euro (rispetto agli attuali 5 euro) per ciascun elettore, da suddividere tra i partiti in base ai risultati ottenuti. Cifre da capogiro.
Tanto per citarne qualcuna: secondo dati della Corte dei Conti a fronte di 110 milioni di euro spesi dai partiti per la campagna delle scorse Politiche 2008 (metà dei quali usciti dalle casse del Pdl), i rimborsi elettorali ottenuti sono più di quattro volte superiori: si tratta di 503 milioni, così suddivisi: 206.518.945 al Pdl; 180.231.505 al Pd; 41.384.550 alla Lega; 21.649.225 all’Idv; 25.895.850 all’Udc; 9.291.220 alla Sinistra Arcobaleno; 6.202.915 alla Destra; 4.776.885 all’Mpa; 2.491.755 al Psi; 1.646.320 all’Svp; 1.305.506 all’Svp più le Autonomie e 224.020 alla Vallé Aoste.
Ma se ai partiti le cose andrebbero dunque bene, lo stesso non si può dire per i parlamentari. Quelli alla prima legislatura perderebbero la possibilità di riscattarsi la pensione.

Una delibera del Parlamento del 2007 ha infatti soppresso, a partire da questa legislatura, la facoltà per deputati e senatori di riscattare, con la contribuzione volontaria, gli anni di mandato non esercitati in caso di legislature incomplete.

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