Era un tecnico informatico davvero speciale. Con la complicità dei titolari, utilizzando codici alfanumerici e algoritmi segreti, alterava i software dei registratori di cassa delle farmacie. Una manipolazione diabolica visto che alla pausa pranzo la cassa azzerava in automatico tutti gli scontrini emessi durante la mattinata. Così alla riapertura si ripartiva dallo scontrino n. 1. E si evadeva il fisco con un abbattimento del 50 per cento delle imposte.
È una truffa di dimensioni ancora da accertare quella che il nucleo provinciale della Guardia di Finanza di Asti sta facendo emergere con oltre 250 perquisizioni compiute in farmacie del nord Italia, distribuite su venti province. Dai primi risultati delle 250 farmacie controllate oltre 50 sarebbero non in regola, tanto da far scattare liscrizione nel registro degli indagati di decine di titolari per truffa e contraffazione di sigilli. Anche a Milano le Fiamme Gialle hanno «visitato» una dozzina di farmacie trovando in alcuni esercizi i programmi pirati.
Per il pm Enrico Corucci della Procura di Asti, la mente della truffa sarebbe C.L., quarantanove anni, residente a Pisa, programmatore elettronico incensurato. Luomo, sempre secondo laccusa, attraversava mezza Italia pur di adattare le casse al software che potremmo batezzare «evadi-il-fisco». Non è ancora chiaro quanto C.L. chiedesse ai farmacisti, di sicuro non si accontentava di poche migliaia di euro. Gli utili in nero erano infatti davvero consistenti visto che consentiva di evadere il fisco anche per 355.600 euro come risultato dalla prima indagine avviata nel 2001 sui conti di una farmacia di Asti. I titolari, due farmacisti, hanno già patteggiato.
A insospettire i finanzieri durante una normale verifica fiscale erano stati invece i cosiddetti «giornali di fondo» presenti nella memoria dei registratori di cassa. Le Fiamme Gialle infatti si erano accorte che gli scontrini in memoria partivano sempre dal pomeriggio. Come se durante la mattinata non fosse entrato alcun cliente o come se lesercizio fosse chiuso.
Cè voluto però un perito del Cnr di Pisa per scoprire in che modo veniva alterato il programma. Le casse venivano vendute da unazienda di Binasco, risultata estranea alle indagini, e solo in un secondo momento interveniva C.L. che agganciava le farmacie proponendo lalterazione del software. Tra laltro battendo un semplice codice si poteva ripristinare la memoria degli scontrini «cancellati» in qualsiasi momento, sfuggendo così a qualsiasi superficiale controllo.
Lingegnere avrebbe avuto anche un complice visto che è già stato identificato e denunciato anche il titolare di unazienda torinese, un 58enne originario di Reggio Calabria, che per laccusa dopo aver ricevuto il software alterato, lo avrebbe diffuso, con il ruolo di mediatore, tra i farmacisti coinvolti e C.L..
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