Castagne, funghi e vino nuovo arriva l’estate di San Martino

Cinque milioni e 940mila riferimenti, così tanti risultavano ieri in Google se si effettuava una cosiddetta ricerca avanzata inserendo genericamente San Martino. Tutto nel segno del santo vissuto nel quarto secolo, nato nell’odierna Ungheria, trasferitosi poi a Pavia quindi in Gallia fino alla sepoltura a Poitiers. Abbiamo San Martino di Castrozza nelle Dolomiti, San Martino è patrono di Belluno e di un centinaia di altri comuni compresi Legnano, Magenta, Peschiera e Riccione; Lucca gli ha dedicato il suo Duomo e Tours la basilica; a lui si affidano albergatori e osti, militari, sarti e viticoltori fino alle oche.
E con la ricorrenza ci siamo e con l’estate di San Martino pure: 11 novembre, mercoledì prossimo, alcune giornate “estive” dopo le prime gelate dell’autunno. Visto quanto è amato il santo, si perde il conto delle feste anche perché un proverbio ricorda come «a San Martino uccidi il maiale e bevi il vino» così come ogni mosto diventa vino, momento tanto celebrato da Carducci, cosa che non a caso coincide con il lancio del Novello, ideale accompagnamento delle castagne arrosto. Soprattutto, hanno termine i lavori nei campi e si inizia a macellare il maiale, questo ormai più nell’iconografia che nella realtà. Non a caso un piatto robusto e di assoluta tradizione come la cassoeûla, di maiale o di oca, fa la sua comparsa a tavola l’11 e rappresenta un momento di gioia. Era una festa cascina per cascina, oggi per borghi e per paesi che ancora tengono vivi i ricordi e sanno aspettare per celebrare le radici, perché è ovvio che non cambia nulla, in pentola e nei piatti, se si va di verze, verzini e costine a fine ottobre/inizio novembre, solo che un tempo non lo si faceva perché i più erano ancora impegnati nei campi e non avevano tempo e modo per pensare a bestie e salumi così come il primo vino era più un’ipotesi che un buon gotto perché anche il primo vino richiede il suo tempo.
In Lombardia e dintorni festeggiano San Martino, i paesi di Clusone, Alzano Lombardo e Leffe (Bergamo), Bovisio Masciago (Milano), Cerveno (Brescia), Peschiera del Garda e Lazise sul Lago di Garda, fetta veronese, Soncino (Cremona), Montalto Pavese e, stessa provincia, Canneto. E non tutti aspettano il giorno esatto perché quest’anno cade in un dì feriale. Così Canneto Pavese dà appuntamento domanica 8 al centro sociale Chiesa, telefono 0385.88021, per una castagnata bagnata dal vin brulè, prodotti del territorio e vino novello dell’Oltrepò. Clusone invece, alle di Bergamo, dedica alla ricorrenza tre giorni, da oggi a domenica, con tanto di banda in piazza (info allo 035.704063), mentre Montalto Pavese (info allo 0383.870121) aggiunge, sempre nel fine-settimana, una rassegna di mezzi agricoli d’epoca.
E c’è pure chi si ispira a San Martino senza che sia necessariamente il patrono. In questo si distingue Rivanazzano Terme, arrivando da Milano oltre Voghera e subito prima di Salice Terme lungo il corso dello Staffora e di una valle che porta a Varzi (il salame!) e il Monte Penice, splendido in queste giornate autunnali.
A Rivanazzano, posto da considerare un valido trampolino verso le bellezze dell’Oltrepò Pavese, l’associazione Occasioni di Festa (per ogni informazione chiamare allo 0383.944720 e chiedere della signora Piera) ha pensato a un programma che non fosse solo di piacere enogastronomico fino alla sera di domenica, giornata forte. Tutto avrà inizio alle 9.30 con la mostra-mercato della frutta antica ritrovata e dei prodotti del territorio, comprese eccellenza come il tartufo bianco e i funghi, con tanto di passerella per i cani da tartufo.


Poi due riconoscimenti: il premio Testimone del tempo andrà a chi ancora oggi coltiva con passione i frutti della terra, mantenendo così vive le tradizioni contadine, mentre il concorso fotografico Frutti antichi cercansi premierà lo scatto che ha significativamente immortalato le piante e i frutti antichi ancora presenti in angoli nascosti dell'Oltrepò e della Valle Staffora. Una risposta alla banalizzazione.

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