Castelli nel mirino per la rimozione del super ispettore

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Castelli nel mirino per la rimozione del super ispettore
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da Roma

Acque agitate per il siluramento del capo degli Ispettori ministeriali, Giovanni Schiavon, da parte del Guardasigilli Roberto Castelli, che lo ha sostituito con Arcibaldo Miller. Ufficialmente, la decisione sarebbe legata alla sua adesione all’appello di 150 giuristi contro le nuove norme sulla bancarotta.
«Una motivazione fragilissima - commenta l’interessato -, destinata a scatenare polemiche se venisse confermata perché, anche se lavoriamo per l’amministrazione, non siamo magistrati con la mordacchia». Schiavon dice di rispettare la decisione del ministro ma di rifiutare «il metodo mortificante seguito per arrivare alla mia sostituzione».
A via Arenula si precisa che per il passaggio dal vecchio al nuovo governo Berlusconi tutti gli incarichi direttivi ministeriali sono decaduti e sono stati rinnovati, ad eccezione di quello del capo degli ispettori. Probabilmente, ci sono stati anche altri motivi a determinare il licenziamento, oltre alla vicenda della bancarotta. Per molti non era un mistero che tra il ministro e Schiavon i rapporti non fossero distesi. Ma la situazione, dice qualcuno, sarebbe peggiorata soprattutto dopo le ispezioni condotte «in determinati ambienti romani della magistratura fallimentare».
Castelli ha comunicato venerdì scorso per telefono a Schiavon la decisione di rimuoverlo dall’incarico ma già due giorni prima, a quanto sembra, gli aveva chiesto la sua disponibilità a fare il vice del dipartimento della giustizia minorile. Una proposta rifiutata nettamente da Schiavon che l’avrebbe considerata «una degradazione sul campo». Miller ha telefonato venerdì stesso a Schiavon per dirgli che avrebbe preso il suo posto. I due sono amici, dicono al ministero, e Schiavon avrebbe fatto gli auguri al collega spiegandogli, però, di volersi difendere da una decisione che non condivide, per il modo in cui gli è stata comunicata, e perché in qualche modo danneggia tutti i magistrati.
Nino Condorelli, leader del Movimento per la Giustizia, attacca il ministro Castelli perché «non tollera tecnici autonomi». E consiglia di riflettere sul nuovo capo dell’Ispettorato per capire il senso della scelta del Guardasigilli.

«Se ricordiamo l’iniziativa assunta da Miller - dice il leader della corrente di sinistra della magistratura - nell’ultima inchiesta ispettiva sulla Procura di Milano, quella che ha dato origine all’azione disciplinare per i pm Gherardo Colombo e Ilda Boccassini, capiamo l’intenzione del ministro: Miller è stato il sostenitore della non opponibilità del segreto investigativo da parte dei pm agli ispettori sul fascicolo 9520 (ndr quello da cui sono scaturiti i processi Imi-Sir e Lodo). Ha scelto cioè una linea che non è di rispetto delle prerogative del pubblico ministero, ma invasiva della giurisdizione e dell'attività del pm».

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