da Catania
Un esercito di morti che «viveva» nella busta paga dei medici di famiglia: ventunomila passati a miglior vita ma per i quali l'unità sanitaria locale continuava a pagare i dottori di base per garantire le prestazioni sanitarie. Sei euro al mese per ogni paziente. In tutto una cifra vicina ai 4 milioni e 200mila euro, secondo una stima fatta dalle Fiamme gialle che hanno quantificato, dopo mesi di indagini, il danno all'erario solo negli ultimi cinque anni. I dati delle indagini intanto sono stati trasmessi alla Corte dei conti che adesso dovrà valutare i profili di responsabilità amministrativa. Contemporaneamente le Fiamme gialle hanno trasmesso gli atti in Procura per capire se vi siano profili di rilievo penale.
Per scoprire i morti ancora in «cura» la Guardia di finanza ha realizzato un apposito software che ha dovuto incrociare milioni di dati, ricevuti da tutti i comuni del Catanese e dalla Asl, senza consulenze esterne. Il caso più eclatante che è subito saltato agli occhi è stato quello relativo a un paziente morto da 35 anni che risultava ancora in cura dal suo medico prossimo ormai alla pensione. Nella vicenda non avrebbero responsabilità i medici, che secondo i finanzieri non potevano sapere se il loro paziente deceduto fosse stato cancellato dalla loro lista. Nel mirino di quella che viene definita maldestramente una distrazione nell'aggiornamento delle liste, finisce la Usl di Catania. L'investigatore che ha coordinato il lavoro è sin troppo chiaro. «Il dato evidente - spiega il comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, il tenente colonnello Giuseppe Arbore - è la negligenza da parte dei dirigenti dell'Asl che erano preposti alla cancellazione dei defunti dalla liste». Taglia corto, invece, il direttore della Asl3 di Catania Antonio Scavone: «La mia direzione sin dal suo insediamento - ha precisato il manager -, ha ritenuto indispensabile affrontare alcune criticità riscontrate nel sistema, che negli ultimi anni si erano protratte senza giungere a definitive risoluzioni. Tra queste, particolare attenzione è stata dedicata all'Anagrafe assistiti: attraverso quest'ultima, infatti, l'Azienda nel solo anno 2007 ha individuato e rimosso 20.000 trasferiti e 30.000 deceduti, consentendo un recupero di 2.500.000 euro. L'indagine, che fotografa un quinquennio, a partire dal 2002, diventa un'opportunità da cogliere per facilitare la comunicazione tra enti che spesso collaborano in maniera insufficiente».
L'assessore alla Sanità della regione siciliana, il magistrato in congedo Massimo Russo, si è congratulato con la Guardia di finanza di Catania non senza un po' di imbarazzo nel ribadire che il suo assessorato è già «fortemente impegnato in unopera di risanamento della spesa pubblica che passa anche attraverso il controllo in tutti i settori della sanità, pubblici e privati». Controlli che avrebbero dovuto riguardare appunto anche «mutuati» defunti.
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