Il dibattito che si è aperto sul Giornale con le dichiarazioni della nuova dirigente del Comune di Milano, Carmela Madaffari, riportate il 23 marzo, vede la professione che questo Ordine professionale rappresenta, gli Assistenti sociali, additata come la principale responsabile della situazione molto delicata e complessa relativa all'intervento a supporto delle persone, e famiglie che devono sostenere il ruolo di genitori in contesti di criticità. Se è di questo che vogliamo discutere, non capiamo gli argomenti usati dalla dirigente, sia pure di nuova nomina, di un settore dell'amministrazione comunale che da decenni si occupa di dare servizi qualificati, cercando modalità adeguate. Si dimentica che esiste un accordo fra Amministrazione comunale e Questura per l'utilizzo - non degli Istituti, che non esistono più - ma di comunità alloggio per i tanti bambini trovati «per strada» al fine di garantire una risposta primaria a quelli che sono i bisogni vitali: un posto accogliente di dimensioni limitate (possono ospitare al massimo 10 bambini), un rapporto educativo-affettivo significativo e la costruzione di basi per un percorso reale di autonomia. Ci sorprende leggere che l'affido sia considerato uno strumento applicabile a tutte le situazioni indistintamente e ci offende la grave e diffamante affermazione che il suo utilizzo sia condizionato dalla scarsa attitudine al lavoro dei nostri professionisti! Vogliamo far sapere anche che il Codice deontologico a cui gli assistenti sociali devono ispirarsi, nonché lo spirito di appartenenza a una civica amministrazione, hanno da sempre contraddistinto l'agire professionale degli assistenti sociali dipendenti del Comune di Milano che lo dimostrano con la loro preparazione tecnica e culturale, l'attenzione alla formazione permanente, la collaborazione con le Università milanesi e altre agenzie formative. Chi sono gli assistenti sociali e quali importanti compiti svolgono nei servizi alla persona a Milano e in Lombardia è un argomento che vorremmo venisse trattato con il rispetto e l'attenzione che meritiamo.
Ci piace pensare che una vera informazione è data dal confronto, dal sentire più voci e permettere così ai cittadini/lettori di farsi un proprio parere e convincimento: in una democrazia l'univocità di comunicazione non costituisce certo un pregio e tanto meno è l'espressione di una corretta informazione.(Presidente ordine assistenti sociali)
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