Una catena di fallimenti dietro la pazzia omicida

I primi dissesti nascono con l’esclusione da una ditta di consulenze, poi il fallimento della nuova azienda, una serie di assegni finiti in protesto e il pignoramento di casa

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Magari un caffè al bar sì, ma prima di comprare un’auto usata ci avreste pensato due volte. Perché Angelo Secondo Sacco, il killer di Bogogno che ha già lasciato sull’asfalto tre persone, conta alle spalle protesti, assegni a vuoto, fallimenti e maldestre operazioni finanziarie.
Negli ultimi anni la sua situazione economica era letteralmente precipitata. I primi dissesti risalgono al luglio del 1999 quando la società di consulenze per aziende che considerava un po’ la sua creatura, la T.S.T. consulenze e servizi Industriali Srl di Verbania, finisce in fallimento. Venne infatti emessa sentenza dichiarativa di fallimento dalla sezione fallimentare del Tribunale di Verbania. In particolare, il giudice delegato Nicola Cosentino curò i destini della società dai conti in profondo rosso. La T.S.T. ebbe vita breve: venne fondata appena tre anni prima da Sacco che divise le quote in parti uguali con due soci, Guido Tamini e Francesco Terzago, presidente del consiglio d’amministrazione. Sono tre professionisti che vogliono lasciare il lavoro dipendente per lanciarsi in un’avventura imprenditoriale. Terzago, contattato da Il Giornale, preferisce non ricordare quegli anni: «Perché la società è fallita? Saranno affari miei, no?». Ma com’era Sacco? «All’epoca era una persona assolutamente normale. E questo glielo potranno dire in tanti». Clic. Terzago preferisce chiudere la comunicazione. Più disponibile Tamini: «Dopo un anno, Sacco si ritirò perché non andavamo d’accordo sulla distribuzione dei lavori». Ma lui che tipo era? «Sulla carta avrebbe dovuto essere una persona preparata, un esperto informatico con esperienze passate in società di software e hardware. Conosceva soprattutto un software di progettazione industriale tridimensionale, il cosiddetto cad-cam. Ma non ci ha dato sufficiente supporto e l’abbiamo invitato a dimettersi». Se l’aspettava? «Era introverso, ma mai mi sarei aspettato una cosa simile. Devo aggiungere per onestà che la società è fallita quando Sacco era già uscito». Sacco infatti non si perde d’animo. E continua per la sua strada costellata di problemi. Digerita infatti l’estromissione dalla T.S.T. srl, il futuro killer pochi mesi dopo quel fallimento torna a fare affari con un’altra società. Questa volta è Nc Service srl (prima in Corso Cobianchi 5 a Verbania e poi trasferita a Borgomanero), operativa dall’ottobre del 1999, si occupa del commercio al dettaglio di macchine e attrezzature per ufficio. Unico socio, Angelo Sacco. Ma l’azienda finisce presto in situazioni precarie. Basti pensare che nel maggio del 2001 dal libretto della sua Nc Service srl, Sacco stacca parecchi assegni senza copertura. Anche di importi modesti. Il 29 maggio risulta scoperto un assegno da 180,76 euro, con protesto nel successivo luglio. Lo stesso giorno di maggio un altro da 1.160,17 e da 221,87 euro. La lista prosegue con altri due assegni il 25 maggio da 1.318,82 e 666,23 euro). Il passo da quell’anno ad oggi è relativamente breve.

Con Sacco che naviga a vista: da una parte i fornitori che chiedono il pagamento delle fatture, dall’altra i clienti che non pagano proprio o pagano in ritardo. Qualcuno preme sull’acceleratore e chiede il rientro. Sacco non ha i soldi (si parla di qualche migliaia di euro), e parte il pignoramento della casa. Con la tragedia.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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