Cattivi danesi che irritano solo gli ipocriti

Strano. Quando i bambini dei film stranieri sono buoni, sono doppiati da bambini romani. Ma il danese Terkel rappresenta ragazzini cattivi e allora a doppiarli ci sono adulti settentrionali: Elio e le storie tese, unitamente a Claudio Bisio e Lella Costa per due personaggi adulti.
Quali che siano le voci che lo spettatore ascolta, i comportamenti dei precoci malvagi di Terkel restano e somigliano a quelli dei ragazzini veri: scansafatiche, crudeli, opportunisti. Infatti l’adulto si fa già strada in loro.
Per questa verosimiglianza la storia di Anders Matthesen - che tre registi hanno portato sullo schermo con la tecnica dell’animazione in 3D - ha il pregio d'esser insolita. Si spiega così che nessuno abbia pensato di vietare ai minori La passione di Mel Gibson, ma qualcuno ha pensato di vietare Terkel.
Agli ipocriti Terkel sembra crudele, anziché onesto, perché descrive squallori che si preferisce non vedere. Salvo poi trovarli sulle pagine di cronaca, quando qualche scolaro o liceale si butta dalla finestra, proprio come in Terkel.
Quanto ai bambini, il film spiega loro che cosa può attenderli, una volta giunti alla scuola media.
Certo, non tutti avranno un docente ecologista e ambiguo come quello di Terkel, ma quasi tutti ne avranno uno che vorrà, se non farli fuori, farli pensare comme il faut, ovvero come piace a lui.

Insomma Terkel introduce al brutto della vita, ma - per chi avrà la forza di dire no - lascia intravvedere il bello di saper dire no.

TERKEL di Stefan Fjeldmark, Kresten Vestbjerg Andersen, Thorbjorn Christoffersen (Danimarca, 2004). Film di animazione. 77 minuti

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