Ha ragione la Prestigiacomo. Bisogna andare a votare, perché è un segno di civiltà politica. E anche se il referendum abrogativo del 12 e 13 giungo è stato indetto dal'un per cento della popolazione, il rimanente 99 per cento deve rispondere per far sentire il proprio pensiero, sperando che si siano informati. Così da astensionisti passivi passano alla partecipazione attiva.
Chi è cattolico deve andare a votare e votare no.
Altrimenti non dica «le bugie», non si dica cattolico, ma protestante. Il cattolico ha per primo dovere quello di essere presenza critica all'interno della propria comunità religiosa, ma una volta dettosi tale ed accettate le regole storiche e metastoriche del Nuovo Testamento deve seguire le indicazioni del Pontefice: solo così testimonia che per i cattolici il Pontefice è il la parola di Dio sulla terra e non solo un capo giuridico, un rappresentante politico-morale eletto come in uno dei tanti Parlamenti disseminati per il vasto mondo.
Chi non pensa di dover seguire i dettami della Chiesa non si deve dire cattolico, ma teista o, appunto, protestante, cosa questa che è nella realtà dei fatti, vedi Fini e Prestigiacomo e tutti quelli che si dicono cattolici e poi nella prassi prendono le distanze da quanto dice il Pontefice.
Altrimenti si può fare un'altra cosa: togliere diritto di parola al clero e ovviamente il diritto di voto, posizione che nel dna di qualcuno sta incubando non da oggi. Ma non lo si dice, perché essere con il Papato e con gli Stati Uniti paga in termini di sussistenza, ma il Papato non si può confondere con la persona del Pontefice.
I cattolici che sono per l'aborto per il divorzio per l'eterologa non sono cattolici, sono quello che volete ma non cattolici: i più intelligenti e sani del mondo, i più liberi liberali liberisti libertari, ma per favore che la smettano e si smetta di chiamarli cattolici. E non tiriamo fuori il fasullo giochetto dialettico tra cattolici liberali democratici integralisti. O si incarna un'idea o no, non lo si può a metà. Anche Togliatti sosteneva che non si poteva essere comunisti a metà e quando lo furono, lo sono non sono più comunisti. Con le dovute e sapute differenze tra la chiesa comunista e la Chiesa Apostolico Romana.
Se l'Arcivescovo di Canterbury si fece tagliare la testa piuttosto che rinnegare la propria coscienza ideale, che sapeva libera ma non onnipotente, qualcosa vorrà dire anche oggi, anche se non è tempo di eroi. Forse.
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