Causi «illuminato» dai continui guasti e black-out di Acea

I romani sono ormai rassegnati a convivere con varie emergenze, tuttavia restano ancora impressi i disagi (black out e allagamenti) subiti da giugno a oggi, che ora si affiancano alla preoccupazione di dover fronteggiare gli aumenti tariffari preannunciati dall’Acea. A pesare sui bilanci delle famiglie, oltre ai rincari sui canoni già presenti nelle bollette, sono adesso i preventivi, i conguagli, gli interessi, le tasse comunali e regionali (già raddoppiati) che verranno esaltati dall’aumento ulteriore delle tariffe. Che dire, poi, del perdurare del fenomeno «bollette pazze» e dei distacchi di corrente eseguiti senza preavviso (malgrado l’entrata in vigore dal 1° luglio di una direttiva dell’Autorità per l’Energia che ne vieta l’esecuzione)? Eppure durante l’estate sono arrivati due giudizi negativi sull’Acea: quello dell’Agenzia comunale di controllo sui servizi pubblici, sul pittoresco funzionamento del call center (i numeri verdi per la segnalazione dei guasti) e l’insindacabile bocciatura pronunciata dall’Autorità nazionale dell’Energia, che ha classificato Roma al penultimo posto tra le grandi città italiane per la scarsa qualità e l’inefficienza del servizio elettrico.
Ma vediamo cosa è successo durante l’estate. A luglio c’è stato il black-out più disastroso. Il centro storico di Roma è rimasto sotto scacco per l’incendio dei cavi Acea. Sono rimasti al buio il Campidoglio, la Prefettura, il Comando dei vigili urbani, la sede della Provincia, i ministeri e il Parlamento, uffici, case, negozi e i principali monumenti (compresa Fontana di Trevi), ma anche i semafori sono rimasti spenti da piazza Venezia a via Nomentana, con le immaginabili conseguenze sul traffico. L’illuminazione stradale è mancata pressoché in tutti i rioni e suburbi del centro. Almeno 15mila utenze telefoniche di Telecom, Wind e altre società minori sono rimaste interrotte per oltre 48 ore. Una settimana prima c’erano stati altri black out in zona Tuscolana e anche un grave incidente sul lavoro. Sempre a luglio nuovi black-out hanno colpito corso Vittorio Emanuele, piazza di Spagna e strade circostanti, mentre altri disservizi sono capitati a Vigna Clara, dove un gruppo elettrogeno predisposto dai tecnici Acea per fronteggiare l’emergenza non è entrato in funzione lasciando al buio largo di Vigna Stelluti e le vie adiacenti. Anche in questo caso i disagi sono stati notevoli sia per le utenze domestiche che per gli esercizi commerciali, rimasti per oltre 20 ore senza corrente elettrica. Ad agosto è toccato a Trastevere, dove numerose e ripetute interruzioni d’energia hanno messo in ginocchio i ristoratori. Problemi anche a via Cristoforo Colombo, in Prati, a Colle di Mezzo, all’Ardeatino e al Prenestino, per finire con i più recenti guasti a Ostia e all’Infernetto. È da tempo immemorabile che i cittadini del XIII municipio protestano per l’incuria e la disattenzione riservate dall’ex-municipalizzata all’illuminazione pubblica e all’erogazione d’energia nelle case e nei negozi.


Di fronte a questo «disastro», c’è perfino qualcuno che è soddisfatto: l’assessore al bilancio Marco Causi recentemente ha espresso «un vivo apprezzamento per i risultati presentati dall’Acea... dovuti al buon andamento gestionale dell’azienda». Con buona pace delle spompate maestranze Acea, degli utenti romani e dell’azionista di maggioranza: il Consiglio comunale.

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