Cavalcanti, il violento arrestato ad Arcore torna in piazza da eroe

Rieccolo. Sotto uno striscione. Vicino ai «colleghi» dei centri sociali. Simone Cavalcanti torna a far parlare di sé: lo avevano arrestato a febbraio a due passi da villa San Martino. Ad Arcore. Ora lo ritroviamo nel corteo del 25 aprile che, a tanti anni dalla liberazione, dovrebbe essere una festa di tutti. E invece è l’occasione per mettere in piazza dosi industriali di antiberlusconismo. C’è chi lo fa per professione, chi per giovanilismo, chi per tutte e due le ragioni. Cavalcanti ha 21 anni e gioca, come i suoi padri, con il cerino della rivoluzione. Solo che per accenderlo, era andato a sfregarlo contro i muri di villa San Martino, approfittando di una manifestazione in zona del Popolo viola. L’avevano fermato prima, portandolo in questura, insieme ad un leader locale del movimento 5 Stelle, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. L’incidente, inaspettato, ha trasformato Simone Cavalcanti e Giacomo Sicurello in piccoli eroi, catturati dal nemico.
Per la verità, la prigionia è durata poco: lo spazio di una notte in questura. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni aveva invocato una condanna esemplare e come risultato il giudice di Monza ha scarcerato la coppia e fatto cadere le aggravanti. Normale dialettica italiana. Ai disordini, alle devastazioni e ai fermi di polizia, spesso e volentieri seguono pacchi di provvedimenti per rimettere in libertà i presunti colpevoli. La difesa di Cavalcanti, capelli neri cortissimi e volto da ragazzino, è stata più o meno quella del buon Samaritano: «Quando abbiamo capito che non potevamo arrivare alla villa, abbiamo cercato di bloccare la strada e qui sono partite le cariche. Abbiamo addirittura restituito un manganello alle forze dell’ordine». Insomma, le manette gliele avrebbero messe perché aveva ridato alla polizia un manganello scivolato sull’asfalto.
Tolte le manette e uscito in strada come un libero cittadino, Cavalcanti è stato accerchiato da uno squadrone di amici arrivati per festeggiare lui e Sicurello che invece ha un look da rasta. E fra urla di giubilo, fumogeni e casse di birra ha capito di essere diventato una celebrità. Sì, l’episodio ha movimentato la vita del programmatore informatico e blogger di Sant’Angelo Lodigiano, noto in rete come Spillo89. Ora, nei cortei Spillo 89 non è più un militante ignoto, vuoi mettere, tutti sanno chi è, lo additano, presto lo celebreranno in qualche presepe antiberlusconiano. Dunque, meglio restare in allenamento, tanto le occasioni non mancano. E il 25 aprile è fra le più ghiotte. Il calendario è zeppo di appuntamenti per chi vuole contestare. Cavalcanti, a quanto pare, corre da una manifestazione all’altra e non trova il tempo per incontrare nemmeno il sindaco del suo paese, Domenico Crespi. Racconta Crespi: «Lo conosco perché mi ha offeso via e-mail.

Chiedeva un appuntamento, ma quando mi sono reso disponibile ad un meeting, lui ha rinunciato per prendere parte ad uno sciopero». Rieccolo: sempre in prima fila. Sempre in pole position. Sempre contro Berlusconi. Dopo aver provato ad espugnare Arcore. A 21 anni, Cavalcanti è già un veterano dell’antiberlusconismo.

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