Cavalcavia, svolta vicina Minorenni sotto torchio
18 Agosto 2005 - 00:00Il figlio della vittima torna a Torino: non sa ancora di aver perso il padre
Emanuela Ronzitti
da Cassino
Forse un primo segno di cedimento al muro di omertà innalzato dai giovani del branco omicida. O la sensazione del pentimento maturato con il trascorrere delle ore. O forse ancora, la forte morsa di una paura «mortale» per una pena troppo dura da dover pagare, magari per colpa di altri. Tra queste cause si anniderebbe la spinta che, stando ad alcune indiscrezioni trapelate nel pomeriggio di ieri, avrebbe smosso la coscienza di uno dei ragazzi complice della notte killer ad «uscire dal branco» e a parlare davanti agli inquirenti del commissariato di Cassino, con a fianco il suo legale. Suo zio. Gli investigatori in queste ultime ore si sono chiusi a riccio, divorati dal terrore di non riuscire a trovare il bandolo della matassa e a dare un nome al gruppo che la notte di venerdì ha messo in scena, con il lancio di un macigno di 41 chili dal cavalcavia 439 dellautostrada A1, una carambola «mortale» per loperaio torinese Natale Gioffrè.
Ma la conferma di un forte dinamismo nelle procedure investigative da parte del pool arriva da quel continuo pellegrinaggio durato per tutta la giornata di ieri, da parte di molti giovani di Villa Santa Lucia e Piedimonte San Germano.
Dalle prime ore del mattino, molti ragazzi maggiorenni, tutti intorno ai 20 anni e studenti minorenni tra i 15 e 17 anni, hanno fatto capolino fuori dallingresso del commissariato di polizia di Cassino. Una decina di questi, alcuni accompagnati dai genitori, sono stati messi sotto torchio per ore e ore dagli inquirenti. La domanda che faceva eco nelle stanze del commissariato era sempre la stessa: «Dove eravate tra venerdì e sabato notte e chi frequenta il cavalcavia?». Cinque, però, tra i minorenni sottoposti ad interrogatorio parrebbero avere un alibi di ferro. Infatti, la notte dellincidente erano andati tutti alla finale di un torneo di calcetto a Piedimonte. E in molti si sarebbero poi trattenuti per festeggiare fino alle 4 del mattino. I nomi dei cinque sarebbero il frutto della segnalazione del custode di un giardinetto pubblico che, nelle scorse settimane, aveva denunciato atti vandalici ai danni della struttura. I poliziotti hanno ancora la bocca cucita sullesito degli interrogatori, tuttavia si sono dichiarati ottimisti: «Dai rilievi delle impronte digitali cè qualcosa di concreto che potrebbe incastrare gli autori», ha riferito un investigatore.
A confermare le parole dellinquirente, i continui rilievi di ieri pomeriggio sulla rete metallica e sul guardrail del cavalcavia, effettuati dalla polizia scientifica di Roma a caccia di nuove impronte digitali. Un lavoro certosino, che ha previsto perfino lasportazione di un segmento metallico che è stato poi trasportato in caserma per lesame ottico.
Prudenza invece per il sostituto procuratore della repubblica di Cassino Carlo Morra, che tende a sottolineare come non ci siano «per ora né sospettati né indagati. Stiamo sentendo alcune decine di ragazzi come persone informate dei fatti». Comunque nessun nome al momento è iscritto nel registro degli indagati: «Contributi decisivi non ce ne sono finora - si mantiene cauto Morra - di certo non abbiamo testimoni oculari». Intanto mentre Francesco Gioffrè, il figlio della vittima ignaro della morte del padre, veniva trasferito dallospedale di Cassino al Cto (Centro traumatologico ortopedico) di Torino, a Bagnara Calabra(Reggio Calabria) si svolgevano i funerali delloperaio. La madre del ragazzo Daniela Rizzo, con lui nel trasferimento in lacrime ha detto: «Francesco non ricorda nulla dellincidente stradale e non sa della morte del padre».
E poi ha aggiunto con voce tremolante: «Spero che gli altri non gli facciano capire che il papà non cè più». Centinaia di persone hanno partecipato alle esequie delloperaio morto, celebrate nella chiesa di Santa Maria del Carmelo.
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