Il Cavaliere: "Accordo o al voto con questa legge". Veltroni: "Sì al dialogo"

Berlusconi: "Spero in Veltroni ma quella attuale è una buona legge elettorale". Soro (Pd): "Non escludo il ricorso alle urne, il filo si sta logorando". Vertice D'Alema-Veltroni che poi dice: "A un passo dalla soluzione". Caldarola a Walter: "Qui si mette male"

Il Cavaliere: "Accordo o al voto con questa legge". Veltroni: "Sì al dialogo"
Roma - "Spero che la settimana prossima sia decisiva e si riesca a voltare pagina", Silvio Berlusconi torna sul tema: il futuro del governo Prodi e, conversando con i cronisti al Plebiscito sottolinea che, nel caso di caduta del premier, spera "che si vada immediatamente a un accordo sulla legge elettorale senza perdere tempo oppure si vada a votare con l’attuale legge che è una buona legge". "Dal Partito democratico non ho ancora avuto risposte. Mi auguro che Veltroni risponda positivamente al mio appello sulla legge elettorale. Tuttavia ricordo che questa è una buona legge" ricorda, e aggiunge che l’attuale legge può essere modificata "in una settimana, e Camera e Senato possono portare il premio di maggioranza da regionale a nazionale, e quindi potremmo avere una legge elettorale assolutamente efficiente".
Veltroni: siamo a un passo dalla soluzione Walter Veltroni chiede che si vada avanti nel dialogo per la riforma della legge elettorale. L’auspicio arriva dal palco della fondazione Corriere della Sera, dove questo pomeriggio il segretario del Pd ha preso parte ad un convegno della fondazione Civicum. "Io sono convinto - ha detto - che senza dialogo, una riscrittura delle regole in comune e rispetto reciproco questo paese pagherà un prezzo troppo alto. Nei prossimi mesi abbiamo l’opportunità di creare un assetto istituzionale e una legge elettorale capaci di dare al paese velocità decisionale e trasparenza". "Abbiamo l’occasione di portare avanti - ha aggiunto - e non mi importano le lamentele dei nostalgici delle torte in faccia". In materia di legge elettorale, "siamo a un passo dalla soluzione" hai poi detto il leader Pd. "C’è stata una prima bozza Bianco" approvata "da Forza Italia e una seconda bozza Bianco da altre forze politiche. Ora - ha aggiunto - si tratta di lavorare per trovare un punto di equilibrio tra queste due soluzioni. Da parte mia c’è tutta la buona volontà di farlo". "Non è solo la legge elettorale, ma la riforma dei regolamenti parlamentari e la riforma elettorale, che è già incardinata e che è in parlamento". Secondo Veltroni "in otto mesi possiamo cambiare il modo di essere di questo paese che è devastato dalla frantumazione e dall’instabilità politica, dalla difficoltà di decidere".
La tentazione del Pd "rottamare" Prodi Il vento delle elezioni anticipate sembra soffiare sempre più forte, dopo il sì della Consulta al referendum (ma anche dopo le dimissioni di Mastella). Anche nel Partito democratico si ragiona sull'ipotesi che si vada alle urne, Veltroni potrebbe decidere - se non ci sarà la nuova legge -, di "rottamare" Prodi, governo e maggioranza. Magari, come si sostiene da diverse parti, facendo correre il il Pd da solo. "Non lo escludo. Il filo si sta logorando. Alla fine rimane sempre la necessità di andare al voto", dice infatti il capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro nel corso di un dibattito su Radio anch’io sulle legge elettorale e sul caso Mastella. "Oggi in Italia ci sono 22 partiti, motivo di inefficienza. Noi vogliamo un sistema che renda possibile coalizioni stabili tra forze omogenee", ha spiegato Soro. "Noi siamo partiti da una posizione diversa, e abbiamo fatto uno sforzo, come occorre fare", ha aggiunto a proposito della trattativa sulla legge elettorale. "Il Pd non ha generato la frammentazione, ha messo insieme due partiti per fare una cosa nuova, stimolare l’innovazione - ha spiegato Soro -. Che questa scelta non sia stata condivisa da alcune frage dei partiti e siano nate piccole formazioni è un aspetto non voluto, ma facilmente risolvibile con una riforma dei regolamenti che noi abbiamo già proposta".
Bonaiuti: altri hanno cambiato, non noi Ma Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, dopo il no del Cavaliere alla bozza Bianco troppo proporzionalista, ribadisce "sulla legge elettorale noi non abbiamo mutato nessuna posizione, l’hanno mutata gli altri. Noi - ha aggiunto Bonaiuti - siamo andati ad un accordo in cui si partiva da un determinato modello che, poi, ha cambiato completamente dimensione. Non c’è più quell’intento fondamentale di eliminare la frammentazione dei partiti". Quanto al referendum, Bonaiuti ha aggiunto: "Non so se ci arriveremo, non faccio il profeta; certo che l’elemento nuovo che si è introdotto con la pronuncia a favore del referendum è lì. Noi l’abbiamo sempre detto: preferiamo un accordo in Parlamento".
An a Fi: sì al referendum
Continuano anche i "distinguo" di An dalla posizione di Forza Italia. Dice Maurizio Gasparri: "Di fronte allo sfascio causato dal governo Prodi, che senso ha attardarsi in una inutile discussione in Parlamento sulla legge elettorale? Distinguere tra Vassallum o bozza Bianco serve a ben poco. C’è la strada del referendum e An invita Berlusconi ad imboccarla". "Si aprirebbero due prospettive - spiega Gasparri -: o lo svolgimento del referendum con l’introduzione di un sistema elettorale che porterebbe a formare delle grandi liste unitarie del centrodestra e del centrosinistra, favorendo sul nostro versante quel processo di aggregazione su base di chiarezza politica che tutti in teoria auspicano; oppure, il timore del referendum porterebbe finalmente al tracollo del governo Prodi, per la rottura con Rifondazione comunista ed altri partiti, e si aprirebbe la strada alle elezioni anticipate per rispondere così all’emergenza democratica in cui è sprofondato il paese. Questa è la via della chiarezza ed invitiamo Berlusconi a percorrerla con rapidità. Cacciare Prodi - conclude Gasparri - è un dovere, la strada del referendum ci aiuterà in ogni caso ad anticipare questo momento"
La lega: impensabile modificare la Costituzione E dal canto suo la Lega ritiene - lo dice Roberto Maroni - "impensabile che si possa procedere alla modifica della Costituzione, una cosa così impegnativa, con un governo non ha la maggioranza, visto che l’Udeur ha annunciato l’appoggio esterno. Se non si fa la legge elettorale, si va al referendum. Noi non temiano il referendum, ma l’esito", ha detto tra l’altro Maroni.
Soro si "corregge" "Le elezioni non possono essere una minaccia. Noi vogliamo le riforme, che sono senz’altro meglio del progetto referendario, e le elezioni anticipate fatte con l’attuale legge sarebbero una iattura per l’Italia". Antonello Soro, capogruppo del Partito Democratico alla Camera, parlando con i cronisti in piazza Montecitorio riprende (modificandolo) il filo del ragionamento fatto a Radio Anch'io, e si "corregge" dopo aver lanciato il sasso nello stagno delle polemiche. "L’alternativa del referendum è in campo, se dovesse essere quella la soluzione che verrà prospettata la affronteremo e decideremo, ma le subordinate le lasciamo da parte, così come lasciamo da parte l’ipotesi delle elezioni anticipate che non possono essere nè una minaccia da fare, nè una minaccia da subire", insiste Soro. La priorità per il Pd sono le riforme: "Abbiamo fatto una scommessa grandissima sulla riforme, e quindi non consideriamo un successo la rinuncia a questo obiettivo". Certo, "l’ipotesi referendum ormai è in campo: non è la nostra scelta, noi vogliamo fare la legge e insistiamo per questo. Ma il tempo stringe, fare una riforma senza Fi così come senza il Pd è possibile ma è abbastanza difficile".
Faccia a faccia D'Alema-Veltroni Ministro degli Esteri e segretario del Pd alle prese con il caso Mastella, il governo sull'orlo del baratro e la legge letterale: incontro a due stamani per trovare un'intesa sulla linea e sulle mosse da fare. A cominciare dalle legge elettorale: Veltroni e D’Alema (dopo lo scontro sul modello francese e su quello tedesco), avrebbero convenuto sulla necessità di ripartire dalla bozza Bianco, correggendola dove è necessario, anche e soprattutto per recuperare il rapporto con Silvio Berlusconi e Forza Italia. I dissapori che si erano registrati tra il leader del Pd e il ministro degli Esteri, a causa dell’intervista con cui Dario Franceschini aveva riproposto il sistema semipresidenziale a doppio turno, sembrano ormai superati.
Caldarola scrive a Veltroni: si mette male
"Non è bello essere Veltroni in questo momento. Forse era meglio l’Africa". Lo scrive Peppino Caldarola, esponente del Pd di area veltroniana, scrive sul suo blog (www.vaicolmambo.ilcannocchiale.it) un lunga lettera aperta e Walter Veltroni leader del Partito democratico nella quale lo sollecita a imporre la sua volontà ai tanti dirigenti del suo partito che lo ostacolano più che aiutarlo. "O si va in Africa facendo proprio il grido di Beppe Grillo o si battono i pugni sul tavolo - suggerisce -. Che vuol dire battere i pugni sul tavolo? Vuol dire fare una cosa molto occidentale: il capo del partito maggiore di governo indica una strada eccezionale dato il momento eccezionale. Se l’accettano prosegue, sennò saluta a centro campo e lascia questa squadra di ex campioni che non guardano lo specchio". Caldarola ricorda che la fase della maggioranza è difficile "crisi di immagine del governo che forse si sta già traducendo in una crisi politica effettiva. I problemi non vengono dalla sinistra - osserva Caldarola -, ma da Dini e Di Pietro. C’è un brutta caduta di immagine anche della sinistra. Bassolino e gli Odifreddi è meglio perderli che trovarli. La gente sta male. I dati Istat sono preoccupanti. Le condizioni di lavoro sono pessime. La coalizione di centro-sinistra non fa arrabbiare più perchè spesso fa ridere. Le agenzie battono ultimatum di partiti che per gli elettori sono voto-repellenti. Nel Pd si sente solo rumore di sciabole. Si avvicinano referendum e elezioni anticipate. O l’uno e poi le altre o le altre e poi l’una". Secondo Caldarola, che attacca evidentemente i maggiorenti del Pd, "a Walter nessuno sta dando una mano. Nella discussione sulla legge elettorale dove arrivavano i suoi ambasciatori trovano sempre ambasciatori di qualche altro. Per fortuna che il leader della coalizione avversa sta dimostrando grande prudenza e rispetto". "Le difficoltà del governo sono insormontabili - ammette l’esponente del Pd -. Bisogna dare atto a Prodi di aver dimostrato un temperamento che non ha eguali. Ma ogni giorno di più è una mission impossible. Sarkozy non ha mai avuto bisogno di smentire i governi in cui è stato, ha solo detto che avrebbe fatto diversamente e nessuna delle eredità ha pesato sul suo successo, almeno fino a Carla Bruni. Forza Walter. Nessuno ti vuole allo sbaraglio. Nessuno vuole che tu fai la guerra mondiale ai vecchi elefanti. Possono pascolare dove e come vogliono. Ma dì con nettezza dove va il branco e vai avanti. Ti seguiranno. Dove vuoi che vadano?"... "Pensa la gente reale. Se non ci diamo una mossa, qui si mette male - conclude Caldarola -. Dai agli elefanti quello che vogliono: dagli le correnti, le sezioni, gli iscritti, i sogni bancari, incarichi europei, mondiali o anche di più, mettiti qualcuno dei loro in una segreteria e, mi raccomando!, chiamala segreteria. L’importante è che non gli fai fare la tua politica e non li fai vedere in giro a nome tuo".
Calderoli: andremo al voto...
"Martedì o al massimo mercoledì avrà termine, finalmente, la tragi-commedia Bianco che, al posto di aggregare una larga maggioranza, ha portato ad una larga opposizione sulla propria proposta": lo afferma Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e coordinatore delle segreterie nazionali della Lega. "Personalmente - prosegue - sono convinto che Bianco fin dal primo momento abbia svolto il ruolo della Penelope tessendo e scucendo la tela che avrebbe dovuto impedire ed evitare il referendum. La prossima settimana, conseguentemente, il testo verrà bocciato a larga maggioranza anche se dopo l’ipotesi avanzata da capogruppo Pd, Antonello Soro, di elezioni subito dopo il referendum la strada più probabile mi pare sarà proprio quella delle elezioni anticipate. Perchè per i partiti della sinistra sarebbe demenziale, a questo punto, tenere in piedi il governo fino al referendum e poi andare successivamente al voto e farsi massacrare".
Epifani: basta transizione infinita Il Paese ha bisogno di risposte ed è necessaria la stabilità di governo per avere degli interlocutori in grado di darle. È questo l’auspicio espresso dal segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, durante il suo discorso in occasione degli esecutivi dei sindacati confederali. Secondo Epifani: "Va messo in giusto rapporto l’analisi della crisi politica con la capacità di dare risposte al mondo del lavoro. Il Paese ha bisogno che si sappiano fare le riforme e che si sappia fare buona politica. No - ha concluso - alla transizione infinita".

 

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