Un «cavaliere bianco» in soccorso di Fonsai: è il Credit Suisse

Un «cavaliere bianco» in soccorso di Fonsai: è il Credit Suisse

Per Fonsai è tempo di ricorsi storici. Nel 2001 l’ad di Mediobanca, Vincenzo Maranghi, sottrasse La Fondiaria a Fiat-Edf grazie alla Sai di Salvatore Ligresti e all’intervento di cinque «cavalieri bianchi» che ne acquisirono il 29,9 per cento. Nel 2011 Fonsai spera di migliorare il proprio margine di solvibilità (sceso al 111%) ed evitare un altro aumento di capitale che probabilmente la sfilerebbe a Ligresti, grazie alla costituzione di un veicolo che riunisca le sue partecipazioni quotate (Mediobanca, Generali, Unicredit, Pirelli & C., Rcs e Gemina) cedendone almeno il 40% a un «cavaliere bianco», una banca che si accolli circa 263 milioni di un paniere che ieri in Borsa valeva 658 milioni con l’obiettivo di cederlo entro 3-4 anni.
Il trait d’union delle operazioni è Federico Imbert. Nel 2001 a capo di Jp Morgan (che con Francesco Micheli, Commerzbank, Mittel, Interbanca rilevò il pacchetto di maggioranza Fondiaria). Oggi numero uno italiano di Credit Suisse, che - come ha spiegato Fonsai in una nota - è stata «individuato come socio di minoranza» della newco che ha l’obiettivo di dismettere nel tempo le partecipazioni, via via che scadranno i vari patti di sindacato. Unicredit, che pure ha il 6,6% di Fonsai ed è creditore di Premafin e delle sue controllanti, non avrebbe potuto partecipare per via del vincolo Antitrust che la blocca all’ 8,9% in Mediobanca dopo la fusione del 2007 con Capitalia.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo l’Isvap: martedì - o al più tardi mercoledì - l’ad di Fonsai Emanuele Erbetta e il dg Piergiorgio Peluso saranno ricevuti a Roma dall’Authority guidata da Giancarlo Giannini, interessata a comprendere i meccanismi della newco. Lo studio preliminare prevede infatti una call a favore di Fonsai per le quote non cedute a scadenza ed è interessata a stabilire se si tratti di un obbligo o di una possibilità e quali ne siano le implicazioni. Che a prima vista sarebbero positive perché la cessione del 40% del veicolo (in agenda nel cda del 20 dicembre) migliorerebbe di 10-12 punti il solvency ratio ai quali si aggiungerebbero i 5,3 di affrancamento del goodwill, deciso a fine novembre. Altri benefici deriveranno dalla plusvalenza di 30 milioni sulla vendita di immobili a Roma e Milano da definire entro fine anno. Spettatore interessato è Mediobanca. In primis perché è creditrice «privilegiata» di Fonsai per circa 1,1 miliardi di un bond subordinato ed è quindi maggiormente interessata alla parte business e meno alla finanza. In secondo luogo, perché un 3,2% fuori dal patto potrebbe modificare gli equilibri.
Ai piani alti della galassia Ligresti, Sinergia e Imco, holding a monte di Premafin-Fonsai-Milano Ass, hanno dato mandato alla Banca Leonardo di Gerardo Braggiotti di rinegoziare il proprio debito di 325 milioni. Lunedì il top banker incontrerà il responsabile Corporate di Unicredit (la più esposta), Vittorio Ogliengo.

Le dismissioni immobiliari non procedono e, nonostante la recente rinuncia al consorzio di gestione di CityLife (ceduto il 50% a Rizzani DeEccher), potrebbe servire nuova finanza per 60 milioni se le cessioni restassero al palo come hanno evidenziato gli stress test. La Borsa pensa positivo: in due sedute Fonsai ha guadagnato il 15%.

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