«Il Cavaliere ha spaccato l’Italia ma non dite che faccio propaganda»

Anche il Tg5 decide di intervistarlo nell’edizione della sera: «I tempi del cinema sono diversi da quelli della politica»

da Milano

Ieri sera, quasi a sorpresa, il Tg5 delle 20 ha dedicato a Nanni Moretti e a Il caimano un ampio servizio con intervista a Nanni Moretti. Dopo un giorno di pressoché totale indifferenza, l’ammiraglia Mediaset si è quindi occupata del film del momento. Ma ieri è anche stata una giornata di grande esposizione mediatica per Nanni Moretti, che ha rilasciato interviste anche al Tg3, ad Ansalive e a Repubblica.it, alla quale ha detto che l'Italia di oggi è un Paese «reduce» da 12 anni di Silvio Berlusconi in politica, cioè il caimano che «ha cambiato le nostre teste e che lascia dietro di sé macerie psicologiche, etiche, costituzionali, morali e culturali» con cui «dovremo fare i conti per anni». Il regista fotografa un Paese «spezzato in due da troppi anni, senza un patrimonio comune».
Moretti respinge le critiche che bollano la sua pellicola come propagandistica: «Mi stupisce che molte persone si aspettassero da me un film di propaganda - osserva Moretti -. C'è un clima un po’ sovraeccitato intorno a questo film, non me lo aspettavo: io spero che le persone vadano al cinema per vedere un mio film, interpretato da attrici e da attori bravissimi».
Quanto alla decisione di fare uscire il film nelle sale a sole due settimane dalle elezioni politiche, Moretti si difende: «Un anno e mezzo fa ho detto che stavo finendo di scrivere un film che sarebbe uscito nel marzo 2006, cominciando ad attirarmi tanti insulti a cui io non rispondo. Quando in tutto questo tempo si è parlato di elezioni anticipate, mica ho pensato di farlo uscire prima? E poi mi sembra incredibile cambiare la data di uscita di un film perché ci sono le elezioni quando in Italia ogni anno ci sono elezioni. I tempi della politica e i tempi del cinema sono diversi e credo che da mesi e mesi la stragrande maggioranza degli elettori abbia già deciso per chi votare».
Sull’argomento è tornato anche parlando con Ansalive: «Ma che opinione hanno delle persone, dei cittadini, degli elettori! Io non faccio film di propaganda, non mi interessa e per fortuna non ne sono capace». Quanto alla suspence, al giallo, sul cast, sulla storia raccontata dal Caimano, alla consegna del silenzio a attori e tecnici, Nanni Moretti dice che non è né superstizione, né una strategia mediatica. Dice: «Superstizione no! Come spettatore vado al cinema cercando di sapere il meno possibile di un film e vorrei mettere lo spettatore nella medesima condizione. Poi in questo film soprattutto, ci sono delle sorprese che non volevo rovinare».
Infine parlando al Tg3 ha rivelato a Teresa Marchesi che gli chiedeva se il film fosse stato liberatorio per lui: «Non è importante per me, mi pare dalla prima reazione che sia liberatorio per chi lo va a vedere».

Poi ha aggiunto: «Non riusciamo più a guardarci allo specchio e a volte un libro o un film possono avere questa funzione». Per l'ultima domanda («Sbaglio se dico che per questo film c'è forse più attesa all'estero che in Italia?») risposta in puro stile «morettiano»: «Sì, forse sbaglia».

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