Il Cavaliere è un «incubo»: ha avuto troppo successo

Berlusconi per loro è un incubo. È un tizio che contiene nella sua vita qualche centinaio di vite di successo. I bambini giocavano a far casette coi Lego lui tirava su Milano 1, Milano 2. I suoi compagni arrancavano all’università e lui dopo avergli venduto le dispense per studiare si compra la Mondadori e mezza editoria per farli ripassare. Va a vedere il calcio in parrocchia, ci prende gusto, si compra il Milan e rivince tutto. Guarda la tv, scopre che un sacco di aziende vorrebbero vendere i loro prodotti ma non sanno come farlo e gli apparecchia tre banchetti micidiali dove esporre le loro merci. Crea, dal nulla, un impero in un mare nuovo dove ammiragli d’industria blasonatissimi erano miseramente naufragati (ma in alta uniforme). Infine vede crollare quel sistema di claudicante libertà in cui era cresciuto e fonda, nel tempo di un week end, il partito più grande d’Italia, per poi guidare il governo più longevo. Insomma dal mattone al pallone, dalla televisione al partitone.

Perché, appurato che non è un santo, come cavolo avrà fatto a fare tutto ciò da solo? Quindi se è umano essere invidiosi, Berlusconi solletica l’umanità. Per il vostro rivale da spiaggia la storia privata di Berlusconi è un’ossessione. Il suo ottimismo cinetico li sfonda.

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