Il Cavaliere si schiera: "Meglio il referendum della bozza Bianco"

Il leader di Forza Italia rompe gli indugi sulla consultazione popolare. Fini: "Non voteremo mai il Vassallum". Casini scettico: "Non credo che il Cavaliere farà saltare la bozza". Referendum: la Consulta dice sì

Il Cavaliere si schiera: "Meglio  
il referendum della bozza Bianco"

Roma - Il Cavaliere rompe il silenzio e prende posizione sul referendum: "La bozza Bianco è stata ribaltata, non credo che il Partito democratico possa essere d'accordo è esattamente il contrario di quello che volevano in partenza. A questo punto credo che si vada al referendum, che porta comunque un miglioramento". Non è ancora l'ultima parola però. La politica è una "guerra" di posizione e sarebbe sbagliato dare per scontate strategie e obiettivi dei leader.

Berlusconi dice di apprezzare il sistema che verrebbe fuori con il referendum perché "almeno c’è una lista e lì non credo si possa accettare da parte del partito più importante l’ingresso di certe personalità che si sa sono dei bastian in contrario di natura e possono portare difficoltà all’operare del governo". Non sono pochi i problemi che il Cavaliere ha avuto coi suoi alleati quando era al governo. E lo stesso dicasi per Prodi.

Mai più ricatti L'esigenza, già altre volte sottolineata dall'ex premier, è evitare che i partitini possano continuare a fare la voce grossa come una volta, mettendo letteralmente in ginocchio chi sta al governo. "Su una decisione, quando non è unanime il consenso, si vota - ha spiegato il leader di Forza Italia - e la minoranza accetta la decisione della maggioranza. Quello che volevo fare con la federazione".

L'appello a Veltroni "Questa bozza è ancora più proporzionale del tedesco non dà agli elettori la possibilità di scegliere presidente del Consiglio e governo ma rimette la decisione a dopo, cioè prima si vota e poi i partiti decidono chi governa. Faccio un appello a Veltroni - dichiara il Cavaliere - che intervenga e che possa tornare ai principi che avevamo enunciato e sui quali siamo ancora d’accordo e abbiamo la volontà di proseguire il dialogo.

"Un turno, una scheda, un voto" Berlusconi sintetizza così i paletti essenziali dell’accordo e mette in evidenza "la possibilità che due grandi partiti non subiscano i condizionamenti delle estreme e che il governo e la politica nazionale siano messi nelle mani di un partito del 6 per cento. Invece la bozza che ci troviamo adesso - puntualizza - è proprio il contrario di ciò che voleva Veltroni per il suo partito e io per noi".

Fini: "Non voteremo mai il Vassallum" "Berlusconi sa che se si torna al 'Vassallum' noi non siamo disposti a votarlo - è perentorio il leader di An Gianfranco Fini -. Quindi torniamo allo scenario di ieri: la legge elettorale che porta a una divisione nell’ambito del centrodestra che comporta la fine del centrodestra".

Casini: "Non credo che farà saltare la bozza" "Mi auguro che Berlusconi non faccia saltare la bozza Bianco. Nonostante quello che ha detto, non credo che la faccia saltare". Così il leader dell’Udc, Pier ferdinando Casini, commenta le parole dell’ex premier.

Castelli: "Tecnicamente è meglio il referendum" "Da un punto di vista meramente tecnico Berlusconi ha ragione perché la bozza Bianco è ancora peggio del referendum. Noi siamo contrari al referendum 'apertis verbis' ma questa bozza è ancora peggio". Lo ha dichiarato il capogruppo della Lega al Senato, Roberto Castelli. 

Cosa prevede la bozza Bianco Il testo depositato al Senato da Bianco prevede una legge proporzionale con soglia di sbarramento al 5% (che si alza al 7% su base di collegio per il recupero di liste con forte caratterizzazione locale) e prevede una riduzione delle dimensioni dei collegi.

Rispetto ad una prima bozza presentata da Bianco prima di Natale, il testo prevede per la Camera la ripartizione dei seggi su base nazionale e non più circoscrizionale e questo, secondo alcune simulazioni, avvantaggerebbe i partiti intermedi - Udc, Prc e Lega - a discapito dei maggiori, Forza Italia e Pd-Ulivo. Il primo voto su questa proposta di riforma è stato fissato per il 22 gennaio in commissione Affari costituzionali del Senato.

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