Politica

Il Cavaliere torna in trincea: «È una legge contro di me»

Lo sfogo di Berlusconi: «Mi parlano di dialogo, poi vogliono spianare la strada ai mestieranti della politica». Calderoli: credo che voteremo presto

Adalberto Signore

da Roma

«E poi mi parlano di dialogo. Ma con chi? Con chi vuole spianare la strada ai mestieranti della politica con una legge sul conflitto d’interessi che non ha pari al mondo, un provvedimento che se dovesse essere approvato comporterebbe l’ineleggibilità per chiunque non faccia il politico di professione». Si sfoga Silvio Berlusconi, che ufficialmente sceglie la strada del silenzio, ma con i suoi non nasconde affatto tutte le sue perplessità verso il testo sul conflitto d’interesse messo a punto dall’Unione. Un provvedimento, ripeteva ieri il leader di Forza Italia in più d’una telefonata, «che mi hanno chiaramente cucito su misura». Uno sfogo trattenuto a fatica, al punto che già in mattinata è Paolo Bonaiuti a formalizzare la posizione dell’ex premier. «Quando Prodi dice che la nuova legge sul conflitto d’interessi sarà a favore della democrazia - spiega il portavoce di Berlusconi - gli italiani hanno già capito tutto: la sinistra vuole impedire al Cavaliere di fare opposizione e, più in generale, di fare politica. E intanto il governo si prepara ad occupare la Rai. Si annuncia davvero un bel settembre... ».
Che Bonaiuti leghi a doppio filo la questione del conflitto d’interessi con quella delle nomine di viale Mazzini non è certo un caso. Sul «ribaltone» che l’Unione vorrebbe fare in Rai - nel mirino soprattutto il direttore della prima rete e quello del Tg1 - pesano infatti i numeri del Cda dove l’opposizione resta in vantaggio per cinque a quattro (determinante Angelo Maria Petroni, designato nel 2005 dall’allora ministro dell’Economia Siniscalco). Uno «stallo» - spiegano dall’entourage del Cavaliere - che il centrosinistra spera di sbloccare forzando la mano sul conflitto d’interessi. Una legge che Berlusconi vede come un vero e proprio killeraggio, non solo personale ma pure culturale. Non solo cancella la possibilità che chiunque faccia l’imprenditore possa accedere alla politica - questo il ragionamento del leader azzurro - ma derubrica pure questi ultimi dieci anni di storia italiana come una sorta di parentesi illegittima. Insomma, un modo per dire - seppure a posteriori - che la discesa in campo di Berlusconi nel ’94 non sarebbe nemmeno dovuta essere possibile. «Dal ’96 al 2001 - confidava ieri ai suoi il Cavaliere - né Prodi, né D’Alema, né Amato hanno fatto una legge sul conflitto d’interessi. E sapete perché? Solo per tenere sotto scacco il capo dell’opposizione. Così, oggi che noi abbiamo già varato la legge Frattini, assolutamente al passo con le legislazioni più avanzate, hanno deciso di fare tutto e subito».
Un disappunto, quello dell’ex premier, cui fanno seguito le dichiarazioni di moltissimi esponenti del centrodestra. Renato Schifani, presidente del senatori di Forza Italia, definisce la legge sul conflitto d’interessi «un’arma da brandire contro Berlusconi». Mentre l’azzurro Osvaldo Napoli punta il dito contro «l’occupazione della Rai» che «si preannuncia con i carri armati». «Quando Prodi dice che non è contro una persona - aggiunge - è bugiardo e intellettualmente disonesto». Di «killeraggio» parla pure Isabella Bertolini che definisce la proposta di legge «un golpe della finta maggioranza». Da An arrivano le critiche del capogruppo alla Camera Ignazio La Russa («continuano a brandire l’antiberslusconismo come una clava») e di Maurizio Gasparri («è chiaro l’intento vendicativo»). Di «abito vestito su misura» parla Italo Bocchino, mentre per Adolfo Urso si tratta di «un provvedimento contro la metà degli italiani». Dall’Udc si alzano le voci - decisamente più dialoganti - di Rocco Buttiglione, Carlo Giovanardi, Marco Follini e Bruno Tabacci. «Alla rimonta di Berlusconi - ironizza il segretario della Dc Gianfranco Rotondi - manca solo che la sinistra lo faccia martire e per fortuna ci sta pensando Prodi». Netta, invece, la posizione della Lega. «L’Unione dice che la legge sul conflitto di interessi è una priorità? Bene - chiosa il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli - è il segnale che si voterà presto...

».

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