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Cavalli Ippodromi a caccia di capitali

Le audizioni degli esperti presso il ministero dell'Agricoltura, secondo la volontà del ministro Zaia, fautore di questo particolare tipo di democrazia partecipata, sono in fase di chiusura. Aspettiamo i risultati. Nel frattempo, con atteggiamento determinato da parte dell'Unire, avremmo una serie di problemi, risolvibili a costo zero, quali il numero spropositato di corse - e su questo l'Ente ha già espresso un indirizzo - le iscrizioni delle corse a pagamento, controllo colori, licenze di guida e di allenamento, la disciplina. Occorre, in una parola, che l'Unire eserciti quei poteri di indirizzo e controllo, propri degli Enti tecnici che, con la riforma del 99 sono stati assorbiti dall'Unire, ma mai «metabolizzati» compiutamente.
Vi è però un problema, non risolvibile solo con la buona volontà: il rapporto convenzionale con gli ippodromi. I quali dopo la non felice esperienza dell'ultima convenzione, sono in uno stato di agitazione continua, il più delle volte in forte disaccordo al loro interno. I costi a carico dell'Unire per queste indispensabili strutture, sono aumentati in maniera esponenziale, quel che è peggio è il risultato che ne è derivato: una buona metà degli ippodromi in condizione di assoluta inadeguatezza. Senza addossare a nessuno in particolare questo stato di cose, proviamo un momento a guardare avanti.
La vecchia convenzione prevedeva uno strumento denominato «fondo investimenti», che di fatto è servito a poco, occorre ricercare un'altra strada. È evidente che al comparto delle Società di corse servono investimenti che non è facile reperire all'interno dello stesso e non è pensabile che l'Unire possa farsene carico, nel momento in cui viviamo praticamente di sovvenzioni dello Stato. Anche se per più che ottime ragioni.
Perché non ipotizzare un meccanismo analogo a quello che è stato trovato dalla politica, per le banche in difficoltà? Da una occhiata molto superficiale sulla composizione dei capitali sociali degli ippodromi, in molti casi pare vi sia una carenza significativa di capitale di rischio e quindi impossibilità ad investire. L'Unire, al posto del vecchio strumento (Fondo investimenti), che ha dimostrato la sua incapacità a funzionare, potrebbe creare un fondo con il quale intervenire sul capitale delle Società che ne hanno necessità per ammodernarsi e fare nuovi investimenti. Dal loro interno oggi è problematico possano venire risorse da destinare ad investimenti. Naturalmente la parte di sottoscrizione destinata all'Unire avrà regole particolari che non devono interferire sulla gestione diretta. Sono cose da studiare e calibrare tenendo ben presente la natura di Ente pubblico dell'Unire. Avendo soprattutto ben chiaro che le risorse dell'Unire sono scarse e probabilmente calanti. Sono finiti i tempi dell'utilizzo di risorse che non abbiano finalità ben precise e raggiungibili.
gianfranco.

fabbri@gmail.com

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