Il cavallo capisce prima dello psicologo, vi spiego perchè

di Andrea Muccioli

Mi ha colpito molto la storia di Emma, la ragazza inglese di 23 anni morta di leucemia e della sua cavalla Lavender, che si è lasciata morire il giorno prima che il cuore della sua amica (padrona sarebbe un termine quanto mai inappropriato) cessasse di battere per sempre.
Sicuramente l’animale si è reso conto dell’inesorabile peggioramento delle condizioni di Emma, ha sentito che se ne sarebbe andata, che non avrebbe più potuto tornare da lei ed ha deciso che non valeva la pena continuare a vivere senza poter continuare il rapporto con la sua amica. Come in tante storie a noi più o meno prossime, direttamente vissute o semplicemente raccontate o lette, gli animali ci dimostrano di sapersi donare completamente all’essere umano a cui decidono di accompagnare la propria vita. Amore, rispetto, fiducia, senza limiti e condizioni. Per sempre. Anche quando, come spesso accade, l’uomo disattende, per egoismo e superficialità, questa sconfinata dedizione, umiliando o semplicemente dimenticandosi dei propri amici, abbandonandoli.
Tra tutti gli animali il cavallo è probabilmente il più sensibile. Ti invita, se lo vuoi, a occuparti di lui, ma ti obbliga a trovare un linguaggio e codici di comportamento diversi da quelli a cui sei abituato e ti mette immediatamente di fronte ai tuoi limiti, alla tua inadeguatezza. Ma senza giudicarti mai e sempre disposto a darti un’altra possibilità.
Un cavallo capisce chi sei molto prima di quanto tu arrivi a conoscere lui, ma ti concede il tempo e la misura perché tu possa avvicinarti a lui. Pian piano prende forma un dialogo muto, ma sempre più intensamente tessuto con intesa e complicità. Fin quando ti trovi a vivere momenti di ansia, tormenti, preoccupazioni e capisci che ora hai un amico in più con cui condividerle, che ti solleva e ti aiuta a stemperarle.
No, non sto esagerando. Innumerevoli volte mi è capitato di vedere ragazzi totalmente chiusi nei propri dolori o nel risentimento, irragionevoli e irraggiungibili, schiudersi pian piano alla bellezza e all’incanto, alla dolcezza e alla pazienza di un cavallo bisognoso, come in fondo ciascuno di noi, di cure e attenzioni.
Ho visto magicamente riannodarsi il filo interrotto e sfibrato di vite passate ai margini, che nessuno psicologo o educatore era riuscito a risollevare, grazie a una meravigliosa creatura baia o saura o grigia non importa. Per questo mio padre aveva scelto di allevare cavalli, insieme a tanti ragazzi entrati in comunità.

Per questo posso dire che ho visto cavalli come Lavender salvare la vita a molti ragazzi. E mi sento vicino ai genitori di Emma, che devono sentire un grande vuoto per la contemporanea perdita della figlia e di una grande amica.

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