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La Cdl insorge: è un’emergenza. E Napolitano telefona a Bondi

Il Quirinale: la competenza è del governo. An: "Dialogo chiuso anche sulle riforme"

La Cdl insorge: è un’emergenza. E Napolitano telefona a Bondi
Roma - «E ora vengano a dirmi che non ho ragione...». Almeno ufficialmente Berlusconi sceglie la via del silenzio e non commenta la decisione del governo di rimuovere Petroni dal Cda della Rai per sostituirlo con Fabiani. Chi ha occasione di sentire il Cavaliere - ieri ad Arcore - lo descrive però piuttosto «tranquillo», nonostante la bufera che nelle ultime ore si è abbattuta su viale Mazzini e la durissima presa di posizione dell’opposizione e di Forza Italia in particolare. D’altra parte, spiega l’ex premier ai suoi interlocutori, «eravamo certi che sarebbe successo, era solo questione di tempo». «Ora - è la sua chiosa - vengano a dirmi che non ho ragione quando dico che hanno occupato tutte le istituzioni della Repubblica... E l’hanno fatto pur non avendo un pieno e legittimo mandato popolare». Non è un caso che Bonaiuti parli di «governo prepotente e arrogante». Oggi - dice il portavoce del Cavaliere e vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai - hanno «affondato in un colpo solo il servizio pubblico, l’informazione democratica e ogni speranza di rilancio» di viale Mazzini.

Da Forza Italia, Bondi e Cicchitto attaccano Fabiani («espressione diretta del premier») e parlano di «occupazione selvaggia» della Rai. È per questo che il coordinatore azzurro e il suo vice chiedono «un intervento immediato» del Quirinale, sempre «così attento anche di fronte a espressioni puramente verbali». Insomma, se Napolitano si sente in dovere di censurare Bossi quando parla di «fucili», è il ragionamento dei vertici di Forza Italia, non si vede perché oggi debba tacere. L’appello, però, non deve essere piaciuto troppo al presidente della Repubblica, che prima telefona a Bondi e poi fa sapere di «non poter essere chiamato in causa su nessuna nomina di esclusiva competenza del governo». «Se si ritiene che ci siano aspetti di illegittimità in una decisione dell’esecutivo - fa sapere il Colle - è agli organi giurisdizionali che occorre rivolgersi». Nella colloquio telefonico, però, il coordinatore azzurro ribadisce tutte le sue perplessità. Perché il centrodestra «riconosce senza incertezza» al Quirinale il «ruolo di supremo tutore delle garanzie democratiche», ma è chiaro che «se si va avanti così e nessuno interviene ci scordiamo il dialogo». E, aggiunge Bondi, «prima o poi c’è da aspettarsi qualche forma di rivolta della gente».

E in Forza Italia l’alzata di scudi è durissima, anche perché il Cavaliere è convinto che «l’ennesimo atto di arroganza» non debba passare sotto silenzio.

Così sono in moltissimi a puntare il dito contro il governo, dal presidente dei senatori Schifani (l’esecutivo «riferisca in Senato») a Lainati, Napoli, Della Vedova, Giro, Bertolini, Malan, Lupi, Santelli.
Di «dialogo chiuso», «riforme in testa», parla anche An. Perché, dice il portavoce del partito Ronchi, «ci troviamo di fronte a un inusuale attacco alle regole democratiche». Concetto ribadito da Landolfi. «È uno spoil system fuori stagione, siamo davanti - dice il presidente della Commissione di vigilanza Rai - a un’autentica emergenza democratica». Perché, spiega il presidente dei senatori Matteoli, «ora è sotto il controllo di Prodi». Gasparri, invece, chiama ancora in causa il Quirinale. Che «interviene spesso sui principi fondamentali della democrazia» ma «quando gli ex compagni di partito aggrediscono la Rai o la Guardia di finanza si taglia fuori». E invita a «non pagare il canone Rai» del 2008. Pure secondo il leghista Calderoli, «quale garante della Costituzione anche il capo dello Stato potrebbe dire qualcosa» su quella che è «la forma di spoil system più schifosa che si potesse attuare». Simile la posizione dell’Udc, che pur non polemizzando con il Colle parla di «colpo di mano di gravità inaudita». Da oggi, dice il portavoce del partito Pionati, la Rai è sottoposta a «un controllo bulgaro che coincide, non a caso, con il crollo di fiducia degli italiani verso il governo Prodi». Un vero e proprio «atto di forza» secondo il segretario della DcA Rotondi.
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