Cdp, per il fondo infrastrutture soglia d’ingresso a 10 milioni

Ieri la presentazione alle Fondazioni. Ipotesi quotazione dopo i primi 5-6 anni

Cdp, per il fondo infrastrutture soglia d’ingresso a 10 milioni

da Roma

F2i, il nuovo Fondo italiano per le infrastrutture, si presenta a una platea di potenziali investitori: Fondazioni bancarie, in particolare medio-piccole, alla ricerca di un approdo sicuro e redditizio per i propri investimenti.
Una cinquantina, fra presidenti e direttori generali di Fondazioni, hanno ascoltato ieri, nel corso di una riunione tenuta nella sede romana dell’Acri, la presentazione di Salvatore Rebecchini e Vito Gamberale, presidente e amministratore delegato della Sgr che gestisce il Fondo. Gamberale, in particolare, ha esortato i presenti a costituire un soggetto aggregato, una società veicolo in grado di partecipare a F2i con una quota sostanziosa e non soltanto con il modulo minimo da 10 milioni di euro. Questo, fra l’altro, consentirebbe alle piccole Fondazioni la possibilità di esprimere un rappresentante negli organismi di governance del Fondo.
Secondo il giudizio dei partecipanti all’incontro, l’accoglienza della presentazione di Rebecchini e Gamberale è stata di grande attenzione. «Ho registrato un interesse veramente significativo e positivo - commenta col Giornale Gamberale - e sono soddisfatto dell’attenzione del sistema delle Fondazioni, che hanno un ruolo molto importante come investitori istituzionali del Paese». Del resto, gli investimenti in infrastrutture sono sicuri e remunerativi, dunque si attendono rendimenti significativi per i 15 anni di durata complessiva del Fondo. Dopo i primi cinque-sei anni indicati come investment period, inoltre, sarà perseguita l’ipotesi di quotare F2i in Borsa, conferendogli in tal modo un più forte profilo di mercato.
Nel corso dell’incontro si è discusso, fra l’altro, della partecipazione in F2i della Cassa depositi e prestiti alla luce delle critiche espresse di recente sulla stampa. Si è replicato che la Cdp ha in mano il 14,5% del Fondo, in linea con gli altri maggiori soci (Unicredit-Hvb, Intesa-SanPaolo e Lehman Brothers, mentre Merrill Lynch non ha ancora deciso se aderire). Gli altri partecipanti iniziali con quote minori sono le Fondazioni Cariplo, Mps e Ctr e la Cassa geometri con il 5,7% ciascuna. Altre quote da 1,425% sono appannaggio delle Fondazioni Carisbo, Cariparo, Cassa di Cuneo e Cassa di Forlì, per un capitale complessivo di 600 milioni di euro. Molti hanno visto nell’operazione F2i il tentativo prodiano di un ritorno alla «mano pubblica» in economia, attraverso la Cassa depositi. «Quella di Cdp nel Fondo è una quota di minoranza», ha replicato la settimana scorsa il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa in Parlamento.


F2i è, di fatto, un Fondo chiuso, dedicato agli investimenti nelle infrastrutture, con almeno un 30% da destinare a nuove opere. L’obiettivo è di raggiungere una massa critica di un paio di miliardi di euro, anche con la partecipazione di investitori esteri. Vedremo se la crisi politica in atto modificherà la road map del Fondo.

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