La Cei insorge: dalle Procure solo conflitti

«Sono ormai più di vent’anni, per chi ha la memoria lunga, che le iniziative delle Procure configgono con il sistema politico e con la stessa figura di Berlusconi, con esiti processuali diversi, e comunque trasmettendo un senso di conflittualità permanente e dunque di precarietà». È quanto afferma in una nota Paolo Bustaffa, direttore del Sir, l’agenzia di stampa promossa dalla Cei, di fronte al caso Ruby.
«Bisogna che si faccia chiarezza in termini stringenti, che la questione sollevata dalla Procura di Milano abbia delle celeri risposte, così da non tenere sul filo la politica, le istituzioni, più ampiamente la governabilità». L’editoriale, intitolato «Accuse e problemi», riflette dunque tutta la preoccupazione dei vertici della Chiesa per le conseguenze che l’inchiesta e lo scandalo avranno per il Paese. «Impazza, in forme inusitate - si legge nella nota del Sir – l’ennesimo scandalo politico-giudiziario, con le accuse (infamanti) al presidente del Consiglio in relazione alle “feste” di Arcore». Emerge con urgenza la necessità «che si faccia chiarezza in termini stringenti».
Il Sir aggiunge quindi: «L’esito del referendum di Mirafiori, in contemporanea con le questioni sullo “scudo” al premier e con le accuse della procura milanese, dimostra che è in corso un processo di ristrutturazione importante, di fronte alla crisi economica, che deve essere accompagnato da un sistema paese efficiente. Questi sono i temi su cui concentrarci» senza parlare della «attuazione del federalismo, che in realtà è un appello a tutti i centri di spesa perché operino con senso di responsabilità e legalità». E «a questi temi non sono estranei, ma anzi ne costituiscono la base, quelli della coesione sociale, a partire dal ruolo della famiglia». Per questo - conclude la nota - «per mettere mano ai problemi e continuare efficacemente nelle politiche già positivamente messe in atto per affrontarli e in prospettiva risolverli innovando, bisogna che tutti si mettano al lavoro, nella chiarezza e con il massimo senso di responsabilità. Le risposte urgono». Sul caso Ruby è intervenuto anche il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, per il quale «anche solo l’idea che un uomo che siede al vertice delle istituzioni dello Stato sia implicato in storie di prostituzione e, peggio ancora, di prostituzione minorile, ferisce e sconvolge».

Il quotidiano cattolico ribadisce «che per servire degnamente nella sfera pubblica bisogna sapersi dare, e tener cara, una misura di sobrietà e di rispetto per se stessi, per ogni altro e per il ruolo che si ricopre». Intanto L’Osservatore Romano, nell’edizione oggi in edicola, parla della prima volta del caso seppure indirettamente, pubblicando la nota del Quirinale diffusa ieri.

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