Roma - Lo stato sociale? Citofonare Ferrari, a Maranello. Già, nella fabbrica in cui si fabbricano le automobili più desiderate del mondo devono essersi posti in qualche modo il problema della mancanza di prospettive dei giovani. E non potendo dare una risposta a tutti i brillanti virgulti d’Italia, hanno pensato intanto di dare un futuro a un paio d’essi. Dai cognomi eccellenti.
Mattia Celli, 25 anni, è il figlio di Pier Luigi, direttore generale dell’università Luiss Guido Carli di Roma, l’ateneo della Confindustria, e un passato di numero uno della Rai. Laureato in Ingegneria meccanica, Mattia ha trovato posto alla Ferrari. E questo malgrado le «raccomandazioni» paterne. Che avete capito? Non stiamo parlando di spintarelle: su quello Celli senior è categorico: «Mio figlio ha trovato lavoro per conto suo. Mi manderebbe a quel paese se sapesse che ho interferito». Due anni fa però era lui, papà Pier Luigi, a voler mandare a quel Paese il figlio. A qualsiasi Paese. Tranne l’Italia. Celli senior infatti il 30 novembre 2009 pubblicò su Repubblica una lettera accorata in cui invitava il figlio, prossimo alla laurea, a espatriare. Scriveva allora Pier Luigi, rivolgendosi a Mattia: «Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all’attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai». E quindi? Quindi «col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell’estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati».
Mattia, testardo, ha ignorato il consiglio paterno. È rimasto in Italia e ha fatto bene, trovando posto a 25 anni nell’azienda probabilmente più prestigiosa d’Italia. Dove il marchio conta. E anche il cognome. A Maranello lavora da un anno anche il figlio di Luigi Bisignani, grande burattinaio della cosiddetta P4.
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