Cenisio, residenti in rivolta: «In piazza contro le lucciole»

Gianandrea Zagato

Spuntano pure le cinesi in via Cenisio. Lucciole in servizio anche di giorno. Ultima modifica di quella mappa della prostituzione che i milanesi vorrebbero stracciare. E proprio da via Cenisio nasce la rivolta dei comitati di quartieri che non ne possono più di condividere il territorio con le prostitute. Soluzione: «Scendiamo nuovamente in piazza e, attenzione, senza avvertire prima né autorità né giornali. Altrimenti? Be’, ci sarebbe un ripulisti preventivo e la nostra azione di protesta sarebbe l’ennesima manifestazione dei soliti bigotti che si scandalizzano per qualche centimetro di corpo sbattuto in faccia».
Messaggio più che chiaro: da via Messina a piazza Diocleziano passando per via Cenisio parte la rivolta della brava gente contro sudamericane e travestiti, albanesi e trans che rendono impossibile il quieto vivere sottocasa. Battaglia destinata ad allargarsi, dicono dai comitati di quartiere, in altri luoghi simbolo della prostituzione in salsa meneghina: piazzale Lotto, piazzale Stuparich, viale Serra, viale Monte Ceneri, viale Abruzzi, viale Marche, viale Brianza, viale Liguria e viale Tibaldi. Ma anche in via Melchiorre Gioia, via Novara, piazzale Susa, via Porpora, piazza Aspromonte, piazza Caiazzo e viale Cassala e Lodi. Elenco da Nord a Sud e da Est a Ovest della Milano del sesso, dove gli affari si difendono anche a colpi di bottigliate in testa: è successo nei giorni scorsi, in via Monviso, a due passi dal cimitero Monumentale, dove un gruppo di trans sudamericane si è difeso dall’assalto di albanesi che volevano occupare quell’angolo di marciapiede. Rissa collettiva per segnare la linea di confine che è solo, dicono le forze dell’ordine, «l’ultima puntata del conflitto tra le diverse etnie».
Ma «l’ultima puntata» è invece «la solita puntata» annotano i cittadini i cui racconti sono conditi dalla rabbia per l’impotenza che è invece richiesta alle Istituzioni. E se Palazzo Marino preannuncia che «farà la propria parte sulla base degli strumenti che il nostro ordinamento ci consente» per non allinearsi a quella politica delle « buone intenzioni, nei fatti poi priva di alcuna concretezza», da Palazzo Isimbardi si segnala come l’argomento prostituzione «non si può liquidare a mero problema di ordine e di decoro pubblico».
Lettura, quest’ultima, che non sembra affatto rispondere ai bisogni dei milanesi pronti a difendersi dai «padroni» della strada, quelli che si sono conquistati marciapiedi e angoli con ogni mezzo illecito. Controllori di un mercato che a Milano è stimato in 4/5mila presenze, di cui il 45 per cento di nazionalità albanese, il 15 per cento nigeriana e il restante suddiviso equamente tra Sudamerica ed Est europeo. Fotografia dove s’inseriscono pure i cinesi che tirano le fila della prostituzione orientale, sia in zona Stazione Centrale che in zona Abruzzi.

Altro luogo cult delle lucciole milanesi, dove i cittadini hanno ancora una speranza: quella di ricevere un segnale dalle amministrazioni per non dover scendere in piazza. Fatti concreti per poter ritornare a vivere nella legalità.

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