Una centrale a biomasse per far ripartire L’Aquila

L’Aquila e il suo territorio ripartono dall’energia pulita. Il progetto della centrale a biomasse, partito due anni fa, assume oggi, all’indomani del sisma, un maggior valore economico e anche simbolico: «Abbiamo messo insieme due realtà apparentemente inconciliabili - spiega il direttore del Gal Marsica, Carlo Floris - , il territorio con le sue produzioni agricole e forestali e il progetto imprenditoriale della MA&D Power Engineering di Milano, che prevede la realizzazione di una centrale elettrica della potenza di 5 MW, che fornirà teleriscaldamento a Onna e ad altri insediamenti nell’area circostante. Sarà quindi il primo cliente e finanziatore della filiera territoriale che produrrà centomila tonnellate all’anno di biomasse, trasformando gli scarti vegetali, insieme ai prodotti di colture per combustibile, in energia rinnovabile, garantendo quindi un reddito importante alla zona. E qui sorgeranno anche altre due centrali sempre a biogas, da 1,5 MW l’una, promosse dalle cooperative agricole».
I numeri del progetto, illustrato ieri nel corso di una tavola rotonda all’Aquila, sono significativi per il territorio; 26 milioni di euro l’investimento della MA&D Power Engineering per la centrale, che garantirà 27 posti di lavoro.

La filiera territoriale delle biomasse (gestita dall’Ats, un gruppo composto tra l’altro da Gal Marsica e L’Aquila, Fondazione Mirror, Cia e cooperative agricole) prevede un fatturato annuo di 4 milioni di euro e darà lavoro a un centinaio di persone, più altre venti nelle due centrali più piccole.

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