Centri sociali

Avevano lanciato messaggi alla mobilitazione generale di tutta l’area antagonista, ma alla fine si sono ritrovai in poco più di una ventina davanti i cancelli del centro sociale «Fornace» di Rho per impedire lo sgombero. Molti meno dunque delle forze dell’ordine, almeno una cinquantina di uomini in tenuta antisommossa, che ieri mattina non hanno avuto difficoltà a spostarli di peso e allontanarli, senza che nessuno si facesse male. Polizia e carabinieri sono comunque rimasti numerosi in zona, per prevenire azioni dimostrative e controllare il presidio che si è poi svolto in serata.
L’operazione è iniziata alle 9 quando appunto i mezzi di polizia e carabinieri hanno imboccato via San Martino, accolti da lanci di fumogeni e bengala, schierandosi poi ai due lati dell’ingresso. Aggrappati ai cancelli, protetti dai cassonetti dell’immondizia, dai 20 ai 30 antagonisti hanno cercato di resistere. Un’azione meramente simbolica perché gli uomini della celere e del battaglione mobile hanno prima tolto la barricata poi impiegando il minimo della forza possibile, li hanno spinti via. Urla, spintoni, insulti, ma alla fine i «resistenti» sono stati allontanati mentre operai e muratori iniziavano a sbarrare tutti gli accessi. Allo sgombero sono seguite le polemiche. I giovani che occupava no la fabbrica hanno accusato il Comune di aver bisogno dell’area per completare le speculazioni edilizie in vista di Expo. Falso ha replicato il sindaco di Rho Egidio Sfondrini, quel terreno non è destinato alla grande manifestazione: «Le richieste di sgombero avanzate a più riprese presso la Prefettura erano nate da lamentele per grave disturbo alla quiete pubblica presentate dai residenti».
Per un centro sociale sgomberato, un altro - il Torchiera - che si è salvato anche dalla vendita. Palazzo Marino ha escluso in extremis la cascina occupata dall’elenco dei beni messi in vendita con un fondo immobiliare, «impossibile fare una stima».

«Comprendo le ragioni tecniche che hanno portato gli uffici a escludere la Cascina Torchiera dal fondo, nonostante il chiaro pronunciamento dell’aula - afferma il consigliere del Pdl Carlo Fidanza -. Ma se non si può ottenere la liberazione dell’immobile nemmeno vendendolo non rimane che lo sgombero. Milano non può più tollerare che pezzi di città vengano sottratti all’uso pubblico da poche decine di estremisti».

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