Già nel 2009 si viaggiava a unapertura ogni tre giorni. Il ritmo si è alzato ancora. Nei primi due mesi dellanno hanno aperto già ventotto nuovi centri massaggi, praticamente uno ogni due giorni. E sono diventati 308 sparsi in città, solo nove in via Padova dove da giovedì prossimo scatteranno le nuove ordinanze appena firmate dal sindaco Letizia Moratti, e anche questa attività dovrà rassegnarsi al coprifuoco. Nel resto della città invece i centri massaggi possono continuare ad accogliere clienti 24 ore su 24, un servizio non stop che spesso maschera dietro allinsegna al neon un giro di prostituzione vero e proprio. Almeno in via Padova, la deregulation avrà fine: i titolari dovranno rispettare tassativamente lorario 7-20 o rischieranno 450 euro di multa. Una disciplina, ammette il vicesindaco Riccardo De Corato, «molto importante perché i centri massaggi non necessitano delle abilitazioni professionali previste invece per le attività di estetica, e non sono vincolati ad alcun orario. Sono cresciuti a dismisura negli ultimi anni e non di rado nascondono attività di prostituzione, anche se è difficile dimostrarlo visto che la legge non punisce il meretricio ma il favoreggiamento o lo sfruttamento, quindi va dimostrato il coinvolgimento di una terza persona che ne trae vantaggio». De Corato fa presente che dei nove centri aperti tra via Padova, via dei Transiti, Giacosa e Marco Aurelio «ben sette sono intestati a stranieri».
Ma solo nove su 308, appunto, avranno gli occhi dei vigili puntati addosso grazie agli orari fissati dallordinanza del sindaco. E altri quartieri alzano la mano per importare controlli più rigidi. Uno su tutti: via Sarpi e dintorni, dove la concentrazione di centri massaggi è elevata. «Possono stare aperti sempre - conferma il portavoce del comitato ViviSarpi, Pierfranco Lionetto -, non si sa cosa succeda lì dentro, e crescono giorno dopo giorno. Vorremmo che lordinanza che il sindaco ha adottato per mettere un freno allillegalità in via Padova almeno su questo punto venisse applicata anche nella nostra zona. Anche se fatte le regole poi ci vogliono anche i controlli, o sono inutili». Cè un altro problema che i residenti di Chinatown hanno già sollevato al Comune. Se la guerra ai grossisti è partita da lontano (e per ora ha fatto ben poche vittime, in termini di chiusure) Lionetto spiega che «almeno fino allo scorso settembre, la domenica riposavano anche i cinesi con i carrellini e il carico-scarico. Ora invece devono aver scoperto la disciplina del commercio, che in zona 1 consente di tenere aperti i negozi al dettaglio anche di domenica, e da allora è diventato un bailamme. È addirittura peggio degli altri giorni, approfittano di una minore presenza dei vigili». Quindi: «Almeno la domenica si vieti il commercio allingrosso».
Estendere le ordinanze che restringono gli orari anche a phone center, negozi di kebab e discoteche «a tutte le situazioni a rischio, per evitare che esplodano in maniera estremamente violenta» è anche la richiesta del capodelegazione della Lega in Regione Davide Boni. È polemico invece il Pd, che accusa la Moratti di «voler reintrodurre le leggi razziali di 70 anni fa».
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