Centrodestra irritato con il Colle Napolitano: fingo di non sentire

Il capo dello Stato: «Non mi faccio tirare da una parte né intendo entrare in dispute politiche»

da Roma

Basta con gli appelli, smettetela di tirarmi «ogni giorno» per la giacchetta, finitela di coinvolgermi «in dispute politiche»: io non posso rispondere, spiega Giorgio Napolitano, anzi farò finta «di non sentire». E basta con la richiesta di parlare a nome di una parte contro l’altra, perché «io voglio parlare sempre a nome di tutti». Dunque, «tenacemente» il capo dello Stato vuole restare lontano dalla bagarre dei partiti e in particolare a debita distanza dalla bufera-Rai, una vicenda che considera fuori dalla sue competenze istituzionali. Perciò, nessuna sponda al centrodestra che reclama un suo intervento, nessun commento dopo il cambio della guardia Petroni-Fabiani. «Ritengo di dover fare una cosa soltanto - dice - rappresentare l’unità nazionale e affermare e salvaguardare i principi e i valori costituzionali. Per quanto si tenti ogni giorno di tirarmi da qualche parte in dispute politiche, tenacemente intendo tenermene fuori». Talvolta, per riuscirci «bisogna far finta di non aver sentito».
«Questo - conclude Napolitano - è il modo in cui interpreto la mia funzione di presidente della Repubblica. Non credo potrebbe essercene un altro». Inutile insistere. Per le altre delucidazioni sul caso-Rai rivolgersi a Palazzo Chigi, che distilla una breve nota: «Quanto avvenuto rientra tra le prerogative del Tesoro, quindi del governo, e non può rappresentare un pretesto per coinvolgere il capo dello Stato».
Un riferimento evidente agli appelli e alle richieste di un intervento del Colle che si sono susseguiti anche ieri. Mario Landolfi (An), presidente della commissione di Vigilanza Rai, ha sostenuto che Napolitano, in quanto «supremo garante della Costituzione, ha i margini per intervenire». E il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, rileva come «non prendendo una posizione sulla rimozione di Petroni» il capo dello Stato «non garantisce la pluralità dell’informazione ma un cda a senso unico». Posizioni condivise da Fi che con Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto chiedono a Napolitano di farsi garante delle regole democratiche.
Il Colle però appare irremovibile. Non a caso viene fatto un parallelo con l’affare Speciale, il comandante della Guardia di finanza silurato a giugno da Vincenzo Visco. All’epoca la rimozione, decisa dal governo, fu corredata da un apposito decreto presidenziale.

E se allora Napolitano, pressato dall’opposizione, considerò «improprio coinvolgere la presidenza della Repubblica in una specifica questione di governo», figuriamoci adesso che non ci sono atti o firme del capo dello Stato. Chi protesta sul Colle per la rimozione di Petroni sta sbagliando indirizzo: «Se si ritiene che ci siano aspetti di illeggittimità è agli organi giurisdizionali che ci si deve rivolgere», cioè la magistratura.

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