«Centrodestra in rimonta, possiamo vincere»

Presentato il simbolo dell’alleanza tra il Psi e i democristiani: niente scudocrociato, sì a un garofano diverso da quello dei tempi di Craxi

Adalberto Signore

da Roma

L’aperitivo di quella che nei prossimi tre mesi scarsi - di qui alle elezioni - diventerà una vera e propria guerra campale arriva di prima mattina. Quando Silvio Berlusconi, durante una conferenza stampa con Gianfranco Rotondi e Gianni De Michelis, sfodera con un sorriso gli ultimi sondaggi in suo possesso. E dice: «Abbiamo fatto una rimonta considerevole. Le ultime rilevazioni ci danno ora al 48,4% contro il 49,6% dei partiti dell’Unione che sono una vera e propria Torre di Babele e, come si è visto chiaramente l’altra sera con Bertinotti, non sono d’accordo su nulla». Insomma, secondo il premier il distacco sarebbe soltanto di «1,2 punti» e «c’è la possibilità di scavalcare la sinistra» e «ottenere un risultato di notevole vantaggio». «Non dimentichiamo - aggiunge - che l’ex cancelliere tedesco Schröder ha recuperato 12 punti». E poi, aggiunge, il risultato «sfavorevole» di europee e regionali è dipeso dal fatto che gli elettori del centrodestra sono meno impegnati, «un po’ pigri e svagati» rispetto a quelli del centrosinistra. I numeri nelle mani di Berlusconi, però, sono in controtendenza rispetto ad altri sondaggi che continuano a attribuire all’Unione un discreto vantaggio (secondo Abacus i punti di distacco sono cinque), anche se è fuor di dubbio che la vicenda Unipol abbia non poco modificato quello che gli analisti chiamano il mood, lo stato d’animo non solo dell’elettorato ma pure degli sfidanti sul campo. Non è un caso che ieri pomeriggio il sito di Repubblica dedicasse il titolo d’apertura a un sondaggio realizzato dall’Ipr: «L’Unione perde due punti». Secondo la rilevazione, infatti, oggi il centrosinistra si attesterebbe al 52% contro il 46% del centrodestra, sei punti di differenza contro gli otto di prima di Natale.
Il premier, poi, celebra l’intesa con il cartello elettorale formato dalla Dc di Rotondi, la parte del Nuovo Psi che fa capo a De Michelis e alcuni movimenti locali autonomisti. Una formazione politica che però nel simbolo (diviso orizzontalmente in due parti uguali) non avrà lo scudo crociato mentre il garofano non sarà lo stesso del Psi di Craxi. «Il vostro posto è qui», dice soddisfatto Berlusconi. «È bello - aggiunge - che si voglia ripresentare un passato di 50 anni di vita democratica in cui partiti, di cui siete eredi, hanno portato progresso, democrazia e benessere all’Italia». Per inaugurare l’alleanza, a Palazzo Marini c’è anche Mauro Cutrufo, candidato sindaco a Roma della Dc. E in prima fila si scorge l’anziano dirigente socialdemocratico Luigi Preti con la sua inconfondibile sciarpa bianca, particolare sottolineato con affetto dallo stesso Berlusconi. I termini dell’accordo, sanciti nel corso di una cena a Palazzo Grazioli qualche giorno fa, prevedono che il nuovo movimento si presenterà da solo alla Camera e sarà «graditissimo ospite» (parole del premier) nelle liste di Forza Italia al Senato. «Dopo il golpe giudiziario e il cataclisma politico che ha impedito a quei partiti di presentarsi con i propri simboli - ricorda Berlusconi - molti elettori socialisti, liberali e cattolici sono confluiti in Forza Italia. Molti sono rimasti da noi, altri hanno ritenuto invece più conveniente confluire in quei partiti che hanno contribuito a infangare la loro tradizione democratica». «Oggi - chiosa De Michelis - confermiamo la scelta fatta nel 2001 e riproponiamo il garofano sulla scheda elettorale, una scelta opposta rispetto a Boselli che ha preferito la rosa». Soddisfatto anche Rotondi, nonostante la querelle interna alla Dc aperta dal presidente Publio Fiori (che parla di «accordo prematuro»). «Fiori - è la replica di Rotondi - è stato eletto in un Consiglio nazionale che ha dato al segretario i pieni poteri per condurre in porto un’alleanza. Se ora è in dissenso, mi dispiace». «Il vostro posto è qui, con i moderati», dice il premier, e «non a fianco di chi nella sua storia ha sbagliato tutto e spera ancora nel comunismo». E via con la solita tirata sugli «eredi del Pci». «Quel partito comunista - ricorda Berlusconi - che prendeva l’oro da Mosca, da una potenza nemica e che aveva un sistema di capitalismo interno che è attivo ancora oggi».
Si parla anche di programmi, quello della Casa delle libertà («sarà di condivisione e continuità») e quello dell’Unione.

«L’ho letto questa notte - attacca Berlusconi - ed è acqua fresca. Non c’è nulla che mi abbia colpito come soluzione a qualche importante problema del Paese, c’è solo la volontà di cancellare quanto abbiamo fatto. Non vanno avanti, ma indietro».

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