«Cerchiamo famiglie per l’affido»

«Una storia che in un certo senso ci è scoppiata tra le mani, ci ha portato dove non avremmo immaginato e ci ha chiesto risposte e impegni che non avevamo previsto». Così Alda Maria Vanoni, memoria storica e co-fondatrice di «Famiglie per l’accoglienza», ha sintetizzato ieri in un convegno i venticinque anni di vita dell’associazione: una realtà nata nel 1982 a Milano dalla volontà di una decina di persone ed arrivata oggi, dopo un quarto di secolo, a contare sedi in otto regioni, in gran parte dei Paesi europei e nelle nazioni più popolose dell’America latina.
Obiettivo dell’associazione diffondere e sviluppare la pratica degli affidi familiari, offrendo l’opportunità di approfondire le ragioni dell’ospitalità attraverso esperienze di convivenza, ritrovi finalizzati al reciproco aiuto e corsi di formazione rivolti alle coppie che intendono adottare o prendere in affido un bambino.
Il tutto grazie alla collaborazione spontanea di oltre seimila soci, il cui impegno ha permesso nel 2006 l’adozione di 638 bambini, l’affidamento di 203 minori e l’accoglienza in casa di 140 adulti.
Ma c’è ancora molto da fare: «Con la chiusura degli istituti per minori avvenuta lo scorso dicembre - ha dichiarato la Vanoni -, purtroppo non tutti i bambini sono riusciti a trovare una famiglia disposta ad accoglierli; eppure l’affido è un modo per diventare “più genitori“. Aprire la propria famiglia a chi è in difficoltà non è qualcosa da concepire come un servizio faticoso - ha sottolineato -, ma come una possibilità di arricchimento. Non è possibile indurre le persone a praticare la solidarietà facendo leva sul senso del dovere, ma trasmettendo la consapevolezza che accogliere in casa una persona bisognosa sia qualcosa che fa bene alla famiglia ospitante tanto quanto a chi trova così un rifugio».

Al convegno ha preso parte anche Mariolina Moioli, assessore comunale alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali, che ha affermato: «L’affido, purtroppo, è una realtà ancora poco praticata; come amministrazione dobbiamo impegnarci, con la collaborazione di realtà come questa, a sostenere le famiglie perchè si aprano all’accoglienza, contribuendo a migliorare il nostro tessuto sociale».

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