Vancouver. «Questo è un giorno molto brutto, non ho parole per esprimere quello che sento... Abbiamo contattato il Comitato olimpico georgiano e il presidente della Georgia. Decideranno se partecipare alla cerimonia di apertura. È una tragedia che lascia il segno nello spirito olimpico per la perdita di un ragazzo di 20 anni che coronava il suo sogno di essere alle Olimpiadi». Così il presidente del Comitato olimpico internazionale, Jacques Rogge, unora dopo lannuncio ufficiale della morte del povero Nodar Kumaritashvili. Parole, le sue, pronunciate durante la conferenza stampa organizzata prima della prevista cerimonia inaugurale dei Giochi, ma soprattutto prima del vertice convocato dal Cio alle 23 italiane di ieri proprio per decidere se il mega show dapertura previsto alle 3 della notte scorsa andava modificato o cancellato. Per la verità, il Cio, prima della riunione, aveva comunque provveduto velocemente a far togliere da youtube le immagini dellincidente non perché tragiche ma perché violavano il copyright sui diritti olimpici (così, almeno, stava scritto sul sito). Un occhio sempre rivolto al business, insomma, anche quando gli occhi andrebbero solo chiusi per pensare meglio al da farsi. Il vertice Cio ha comunque impiegato poco più di mezzora per decidere e alle 23 e 30 è stata comunicata la posizione presa: tutte le nazioni sfileranno con le bandiere a mezzasta, ma la cerimonia si farà. E così è stato.
La Vancouver olimpica è sotto choc. Il villaggio, ieri, è rimasto assediato dai media di tutto il mondo, più blindato e inaccessibile che mai, per proteggere lo stabile dove alloggia la piccola squadra georgiana (ha aderito al Cio nel 1993). Allo Sliding Centre, invece, nella zona dellincidente, quella subito dopo lultima parabolica di questa pista velocissima ma resa quanto mai scivolosa dalla umidità di questi piovosi e anomali giorni caldi, per tutta la giornata si sono susseguiti gli accertamenti da parte delle forze dellordine. Le protezioni in legno ai bordi del tracciato sono infatti state divelte nel punto in cui latleta georgiano è stato sbalzato in aria. Sul palo di ferro si vedevano ancora i segni dellimpatto violentissimo.
«Un dolore immenso, un incidente incredibile e sconvolgente» è stato il primo commento di Kurt Brugger, capo della squadra azzurra ed allenatore di Armin Zoeggeler. La sua è la stessa reazione di tutti gli altri protagonisti di questo sport spericolato - si viaggia a 150 km orari sdraiati di schiena su un attrezzo che vola in un budello di ghiaccio in cui lo spostamento di una mano o di un piede può fare la differenza - ma che mai si sarebbe aspettato un simile incidente. Soprattutto alle Olimpiadi.
Fuori dal villaggio la sensazione era soprattutto di grande tristezza.
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