Politica

Cesa: un progetto realizzabile già prima delle politiche 2006

L’europarlamentare centrista: «Sarebbe un grande passo avanti verso la lista unitaria. E arginerebbe le molte fughe in atto»

Francesco Kamel

da Roma

Lorenzo Cesa, europarlamentare dell'Udc e vicepresidente del gruppo del Partito popolare europeo, entra nel dibattito suscitato dal segretario della Democrazia cristiana Gianfranco Rotondi che ieri, dalle pagine del Giornale, ha proposto ai moderati del centrodestra di fare un nuovo partito ispirato al Ppe, in cui unire Forza Italia, Dc e Udc oltre a personalità della società civile e del mondo cattolico.
Onorevole Cesa, che ne pensa dell'idea di Rotondi?
«Premetto che parlo solo come europarlamentare dell'Udc. Ho letto con attenzione la proposta di Rotondi e credo si tratti di un passo in avanti. In queste settimane l'Udc ha chiesto qualcosa di nuovo per il centrodestra: una discontinuità. Ebbene la proposta di Rotondi è un fatto positivo e che va in questa direzione. Nascerebbe un grande partito con un'anima e con valori di ispirazione cristiana».
Ritiene che sia effettivamente fattibile?
«La proposta è praticabile. D'altronde Udc, Forza Italia e Dc già sono nel Ppe».
Le polemiche sulla leadership della Casa delle libertà sono un fatto secondario?
«La leadership della Cdl non è un problema: va bene Silvio Berlusconi come candidato alla presidenza del Consiglio. Ma facciamo qualcosa di nuovo. E l'ipotesi avanzata dal segretario della Dc è facile e praticabile. Certo ci vogliono regole interne».
Di che tipo?
«Per il nuovo partito è chiaro che è necessario dotarsi di uno statuto, di regole ed è necessario scegliere un leader. Sono tutte cose da studiare attentamente».
La frattura tra Udc e Dc si può ricomporre?
«Tutto si può superare. In questa fase bisogna rinsaldare l'alleanza e fare crescere la coalizione. Un partito ispirato al Ppe è lo strumento per farlo».
Questo Ppe italiano rimescolerebbe le carte al centro dello schieramento politico.
«Questo nuovo soggetto sarebbe sicuramente un contenitore per arginare le fughe in atto. Ci sono molte situazioni che non si conoscono ma che stiamo contenendo a fatica».
Il progetto del partito unitario del centrodestra verrebbe definitivamente archiviato?
«Il partito ispirato al Ppe sarebbe un primo grande passo avanti per il partito unitario di tutto il centrodestra».
Ma Alleanza nazionale nel frattempo non rischia l'emarginazione all'interno della coalizione?
«Ci è stato detto che il partito unitario del centrodestra non si può fare, almeno non prima delle elezioni politiche del 2006. Lo stesso Gianfranco Fini ce lo ha detto a Palazzo Wedekind. Invece la proposta di Rotondi si può fare in tempi brevi perché è semplice e praticabile. Il problema comunque non esiste, perché An nell'europarlamento sta nel gruppo dello Uen e il 99% delle volte vota come noi di Forza Italia, dell'Udc e della Dc che siamo nel gruppo del Partito popolare europeo. In futuro, se lo vorranno, anche loro possono partecipare».
La nascita di questo nuovo soggetto che guarda al Ppe sarebbe accompagnata da una differenziazione di ruoli?
«La differenziazione dei ruoli sarebbe utile e auspicabile. Ci vuole una persona che guidi l'organizzazione del partito e curi la campagna elettorale. E poi ci vuole il candidato premier che punta a Palazzo Chigi».
È possibile che sulla base di questa ipotesi lanciata da Rotondi, nel centrodestra si trovi un nuovo equilibrio e torni il sereno?
«La diatriba estiva che ci ha visto coinvolti con Forza Italia è stata esagerata nei toni e nelle parole. Noi vogliamo solo dare un segnale di discontinuità ma non abbiamo mai detto o pensato di far fuori Berlusconi. Si sono esasperati i toni inutilmente. Per questo dico di tentare questa strada: facciamo nascere questo partito dei moderati.

Sarebbe davvero un bel segnale».

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