La Cgil non vuole Penati nel cda della Scala

Gianandrea Zagato

La Cgil fa calare il sipario della Scala su Filippo Penati. Il sindacato guidato da Guglielmo Epifani non vuole che il presidente della Provincia di Milano sieda nel consiglio d’amministrazione dell’ente scaligero. «La scelta di Penati è errata» sostiene Nicola Cimmino, rappresentante sindacale dei lavoratori nel teatro del Piermarini.
«Scelta errata perché nel cda vorremmo personalità con conoscenze specifiche, che tra l’altro gran parte dei membri del consiglio non possiedono». Valutazione critica che il diessino Penati davvero non s’attendeva dalla Cgil e che, ironia della sorte, arriva nella giornata più intensa per Palazzo Isimbardi, quella dove il board della fondazione del Teatro alla Scala avrebbe dovuto approvare le modifiche dello statuto - da proporre poi all’assemblea dei soci - proprio per consentire l’ingresso nel cda ad un rappresentante dell’amministrazione provinciale.
Decisione, quest’ultima, rimandata perché ancora non è arrivato il «sì» definitivo del ministero dei Beni culturali al testo del nuovo statuto. Rinvio quindi dell’ingresso della Provincia nella stanza dei bottoni del Piermarini - presieduto, secondo statuto, dal sindaco Letizia Moratti - alla seconda metà di settembre, quando dopo la pausa estiva si riunirà nuovamente il board e quando, rimarcano da via Vivaio, come membro del cda sarà «naturalmente» sempre indicato Penati. Come dire: nessuna preoccupazione, la Provincia sarà nella squadra di governo dell’ente scaligero dove si è impegnata a intervenire economicamente con 10,6 milioni di euro in qualità di socio fondatore. E Penati, «naturalmente», siederà a fianco degli altri consiglieri: Francesco Micheli (rappresentante della Pirelli), Paolo Scaroni (Eni), Roberto Ravasio (fondazione Cariplo), Carlo Secchi (Regione Lombardia), Fiorenzo Tagliabue (ministero dei Beni Culturali) oltreché del vicepresidente Bruno Ermolli (Camera di Commercio) e Stéphane Lissner sovrintendente e direttore artistico del teatro.
Tutto bene quel che finisce bene, tranne quell’uscita siglata dalla Cgil che «vorrebbe solo intonati per occuparsi della gestione di un ente lirico» commenta ironico Penati: «Intonato io non lo sono, ma ho le competenze richieste ai componenti del consiglio d’amministrazione di una fondazione prestigiosa come quella della Scala, che sono gestionali e amministrativi» nota il numero uno di via Vivaio. «Competenze» che Penati declina ad uso e consumo della Cgil: «Approvare il bilancio, le modifiche statutarie, curare l’amministrazione ordinaria e straordinaria» ovvero alcuni dei poteri conferiti al cda dallo statuto della fondazione dell’ente scaligero.


Ma la replica della Cgil non cambia: «La scelta di Penati è errata» e, attenzione, «non vogliamo nel cda dirette emanazioni della politica». Finale che «stupisce» Penati: «Alla presidenza della Provincia sono stato eletto dai cittadini e non cooptato dalle forze politiche».

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