Cgil da salotto

RomaDentro il PalaSharp, in prima fila alla kermesse della nuova sinistra bourgeois-bohemien, fuori dal tavolo della trattativa sugli statali, dove a fare il lavoro sporco, strappando qualche decina di euro in più per impiegati pubblici e insegnanti, ha lasciato gli altri sindacati. Se il futuro prossimo della Cgil si dovesse indovinare dalle ultime mosse di Susanna Camusso ci si potrebbe ragionevolmente aspettare una svolta «bobò» (borghese- bohemien, secondo la famosa definizione di David Brooks), dell’organizzazione che fu di Giuseppe di Vittorio. Andando ancora più lontano con i ragionamenti, si potrebbe dedurre che l’ultimo bastione della sinistra popolare si è arreso e consegnato al club esteticamente corretto della società civile.
Nelle ultime settimane, il segretario generale della Cgil si è impegnata nel dare un preciso segno politico alla sua leadership prendendo spunto, più che dalla politica economica dell’esecutivo, dal caso Ruby. È stata tra le prime ad aderire alla manifestazione delle donne di domenica prossima, «Se non ora quando», per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi. «Bisogna avere il coraggio di dire che in questo paese la sessualità ha un serio problema», ha motivato. Non si è limitata a firmare, ma - come scrivevano giorni fa i quotidiani della sinistra - «si è messa in prima fila per organizzare la reazione al degrado».
Detto con le parole di Camusso: «Come sindacato vogliamo favorire la partecipazione di quante più lavoratrici possibile». Accenno che ha preoccupato non poco chi ha in mano la macchina del Partito democratico. Sono anni che la Cgil crea l’illusione ottica che la sinistra italiana sia rimasta l’unica nel mondo occidentale a mobilitare migliaia di militanti, soprattutto con il supporto dei pensionati. Adesso l’organizzazione più grande, potente e ricca del Paese potrebbe portare acqua all’altra sinistra, quella che sabato si è data appuntamento a Milano e si riconosce in carlo De Benedetti, Umberto Eco e Roberto Saviano. Un mondo che, in un futuro nemmeno troppo lontano, potrebbe esprimere un leader diverso rispetto a quelli che i vertici democratici vorrebbero.
Ma forse, dietro all’attivismo politico di Camusso c’è il tentativo di tenere buona l’ala sinistra del suo sindacato che chiede uno sciopero generale. Scelta impegnativo perché vincolerebbe la Cgil su temi sindacali che non riguardano solo il governo. I metamleccanici della Fiom, lo chiedono da tanto, soprattutto contro la Fiat. Ieri è arrivata anche la federazione dei lavoratori pubblici, che ne farà, con tutta probabilità, uno suo. La minoranza del sindacato ieri ha chiesto un direttivo straordinario per fare uscire la confederazione dall’ambiguità. Peri il momento Camusso non ha sciolto le riserve e ha detto che non serve proclamarlo subito.

Semmai «serve sapere che quando potremo farlo lo faremo grande». Perché c’è «una grande necessità di costruire una mobilitazione nel nostro Paese». Se le premesse sono quelle di questi giorni, più che uno sciopero generale, sarà un girotondo tutto politico e un po’ bobò.

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