La Cgil va alla deriva sul caso Pomigliano Epifani lasciato solo

FRATTURE Per la fabbrica campana divisioni anche all’interno del sindacato del Signor no. Sgambati (Uilm): «Finiamola con gli interessi corporativi, pensiamo ai lavoratori»

Con i 700 milioni che il gruppo Fiat ha deciso di mettere sul piatto per rilanciare la fabbrica di Pomigliano d’Arco, adeguandola alla produzione della nuova Panda, l’impianto campano sarà dotato di nuove tecnologie. Tra queste quella che viene definita la migliore nel delicato passaggio della lastratura. Si chiama Butterfly, viene realizzata da Comau, e garantisce rispetto ad altri sistemi analoghi più flessibilità, ovvero la possibilità di utilizzo anche per altri segmenti e non solo per quello della Panda. Un’altra importante fetta dell’investimento riguarderà il miglioramento dell’ergonomia lungo la linea di montaggio. L’installazione del sistema Ergovas, in proposito, è stata progettata per fare in modo che l’operaio lavori meglio nella sua postazione, grazie alla diminuzione dei livelli di faticosità.
Agli interventi diretti sull’impianto, che richiederanno dai 12 ai 15 mesi di ristrutturazione, si sommeranno i corsi di formazione (e rimotivazione) per i dipendenti. Insomma, Pomigliano si presenterà al via del nuovo corso con 500 persone in meno, tutte con i requisiti per la pensione, e con una forza lavoro piuttosto giovane: età media sotto i 40 anni.
Per sfornare 280mila Panda l’anno, il Lingotto ritiene comunque necessarie 280 giornate lavorative, 18 turni di lavoro settimanali e una rivoluzione che riguarderà sia gli impianti sia l’organizzazione del lavoro. Tutti argomenti che in questi giorni sono al centro della discussione tra i sindacati e gli stessi lavoratori. Non mancano le divisioni tra le sigle sindacali e, in caso, anche all’interno delle stesse organizzazioni. Il dibattito è acceso pure su Facebook dove c’è chi parla di disfatta, chi invita a stracciare le tessere dei sindacati, chi (Fiom) sollecita un referendum, e chi plaude al piano Fiat, «linea che sta emergendo in questi ultimi giorni, soprattutto dai padri di famiglia che navigano su Internet», precisa Gerardo Giannone (Fim-Rsu). «Del resto - aggiunge - come si fa a non accettare un piano del genere? Non dimentichiamo che al futuro di Pomigliano è collegato anche quello di tutto l’indotto del territorio. Sono contrario all’ipotesi referendum per due ragioni: se vincessero i sì, Fiat avrebbe completa mano libera; in caso di successo dei no, andremmo tutti a casa».
In attesa del 21 aprile, quando a Torino l’amministratore delegato Sergio Marchionne si soffermerà dettagliatamente sul piano stabilimenti in Italia, l’orientamento dei sindacati metalmeccanici che fanno riferimento a Cisl, Uil e Fismic è favorevole al progetto di sviluppo per Pomigliano. Su posizioni diverse resta la Fiom-Cgil, peraltro divisa anche al suo interno. Un esempio per tutti, l’apertura sul tema Pomigliano arrivata dalla segreteria territoriale della Fiom e della Rsu stessa, poche ore dopo il secco no pronunciato venerdì scorso dal segretario napoletano Andrea Amendola. «Da parte della Uilm - ribatte il segretario generale campano Giovanni Sgambati - c’è piena disponibilità a fare i 18 turni, perché così si saturano gli organici previsti, e piena disponibilità a una nuova organizzazione del lavoro. Noi firmeremo l’accordo con Fiat. Non è pensabile che dopo anni di cassa integrazione e di incertezze si rinunci al lavoro e a prospettive positive. Un sindacato come il nostro ha l’obbligo di tutelare i lavoratori, finiamola con gli interessi corporativi». «Basta con i tabù e le paure, occorre concentrarsi sugli obiettivi concreti», gli fa eco il segretario della Uil, Rocco Palombella.
Intanto, sempre più isolata dalle altre organizzazioni e con il segretario generale Guglielmo Epifani uscito con le ossa rotte dal faccia a faccia con il capo Fiat, Marchionne, al convegno confindustriale di Parma, in casa Cgil il clima è da resa dei conti. Tutte tensioni che potrebbero emergere in occasione del via alla stagione congressuale del sindacato guidato dal «signor no» Epifani. In vista dell’assise nazionale, in programma dal 5 all’8 maggio a Rimini, si parte oggi con le federazioni che raggruppano i lavoratori delle tlc e dell’agroalimentare.

Ma gli occhi sono puntati sui congressi degli statali, dei bancari e dei metalmeccanici che si apriranno tutti e tre mercoledì, ovvero gli appuntamenti più significativi per la spaccatura che c’è stata tra maggioranza e minoranza. La partita vera per il «dopo Epifani» sarà però successiva al congresso. In pole position c’è Susanna Camusso, con esperienze in Lombardia, Fiom e Flai: potrebbe diventare la prima leader donna della Cgil.

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