Alberto Cantù
da Bergamo
È tempo di ricordi. Memoria di grandi artisti il cui vuoto si sente ogni giorno di più. Venti giorni fa la Filarmonica della Scala diretta da Chung ha ricordato Carlo Mario Giulini ad un anno dalla scomparsa; ieri laltro la stessa Filarmonica, diretta da Riccardo Chailly, ha reso omaggio allaltro decano della direzione dorchestra: Gianandrea Gavazzeni da Bergamo che se ne andò dieci anni or sono, ottantasettenne. Ultima importante bacchetta a tenere vivi i segreti della musica e del melodramma italiano fra Otto e Nocevecento. Segreti che Gavazzeni ha appresi direttamente dai compositori o da fonti di prima mano, vissuti accanto a Toscanini e De Sabata e che hanno portato via con sé.
Lomaggio a Gavazzeni, al Teatro Donizetti di Bergamo tutto esaurito, lo ha reso il «Festival pianistico Michelangeli». Lultima opera che Gavazzeni diresse, un mese prima di andarsene, fu un lavoro futurista: Laviatore Dro di Balilla Pratella. Chailly ha reso omaggio a Gavazzeni con un altro lavoro e capolavoro del Novecento, La sagra della primavera di Stravinskij già applaudita alla Scala (qui ha bissato la Danza sacrale) ma ha soprattutto ricordato lo scomparso maestro da interprete pucciniano altissimo: gli ultimi anni anche con La Rondine e una «sinfonica» Bohème, protagonisti la Freni e Alagna sul palcoscenico scaligero. Il Gavazzeni che un giorno, parlando del Sor Giacomo, lo definì «quel lucchese astutissimo» a sottolineare strategie drammaturgiche infallibili.
Ecco così la trenodia Crisantemi in cui risalta la malinconia delluomo Puccini. Poi, dal primo capo dopera e unicum pucciniano Manon Lescaut, il fluviale e wagneriano Intermezzo (Crisantemi ne è il «torso» preparatore) ma anche profetici lavori giovanili come lAdagetto un poco mahleriano e brani vocali cari al grande pubblico nellinterpretazione del soprano Chiara Taigi.
Con lirismo e intensità la Taigi ha restituito due pagine da Manon Lescaut («In quelle trine morbide» e «Sola, perduta, abbandonata») e altrettante da Suor Angelica («Tutto ho offerto alla Vergine» e «Senza mamma»). Di qua uno fra i soprani pucciniani più interessanti doggi, di là Chailly trepido e avvolgente. Successo memorabile.
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